Piattaforma del vino in porto «riparte il piano con la Cina»

TRIESTE L’interscambio dei traffici con la Cina rappresenta il 30% dell’attività complessiva del porto di Trieste, punto d’arrivo privilegiato dei traffici dalla Grande Muraglia al Mediterraneo attraverso Suez. E tutto ciò in uno scenario dove l’Asia domina l’attività di movimentazione di container. Ma la situazione è drammaticamente cambiata in pochi mesi. La pandemia ha investito l’economia mondiale come uno tsunami. Molti dei grandi cantieri infrastrutturali lungo la Via della Seta (porti, ferrovie, centri logistici) sono chiusi a causa del virus. «La Cina deve scegliere se inaugurare una strategia di contenimento del debito pubblico ormai al 300% oppure sostenere la crescita del Pil e dei consumi», ha osservato un super-esperto come Renzo Isler, ex general manager delle Generali in Cina e attualmente consulente del Gruppo per la Cina, intervenendo a una videoconferenza organizzata dall'associazione Luoghi Comuni di Trieste.
Situazione seguita con molto interesse a Trieste: «Quel che si è seminato, pur in situazione molto complessa, va avanti. C’è un percorso profondo di relazioni fra la Cina e il porto di Trieste che non si sono mai interrotte. Certo, lo scenario è radicalmente cambiato rispetto a quando sono stati stipulati gli accordi del 2019», ha chiarito Mario Sommariva, segretario generale dell'Autorità portuale di Trieste, intervenendo al forum virtuale di Luoghi Comuni. La Cina è il nostro principale Paese fornitore e soprattutto con 22,4 miliardi rappresenta il 17% di tutto l’import via mare. Ma intanto sono circa 400 le navi portacontainer cancellate dai porti cinesi dall’inizio della crisi.
Nonostante le incognite sui costi economici della pandemia, Sommariva chiarisce che i contatti con i manager cinesi per lo sviluppo della filiera del vino del Nordest in Cina, dopo l'interruzione causata dal Coronavirus, sono ripresi proprio nei giorni scorsi. Trieste resta al centro dei tre Mou (Memorandum of understanding) siglati con la China Communication Construction Company (CCCC) lo scorso anno a Roma. Sospesi invece i progetti di sviluppo ferroviario nel porto con investimenti cinesi e la realizzazione del piano industriale di una piattaforma logistica a Kosice (Slovacchia).
Come effetto della guerra commerciale di inizio anno tra Stati Uniti e Cina, le esportazioni containerizzate totali dalla Cina verso gli Stati Uniti sono diminuite dell’8,2% nel primo trimestre del 2019 con un effetto domino sui traffici globali. La pandemia peggiorerà ancora lo scenario? «La pandemia costringerà a una riorganizzazione delle filiere produttive a livello internazionale con più barriere doganali rispetto al recente passato. É un fatto che le tensioni commerciali possono nuocere al porto al quale non servono barriere ma buone infrastrutture e collegamenti ferroviari». La Via della Seta è segnata? «Siamo nel pieno di un evento sanitario gravissimo che non sappiamo quali segni lascerà sulla nostra vita sociale, economica e sanitaria. Tuttavia poche settimane fa quando noi del Porto siamo stati in emergenza in modo drammatico, senza disponibilità di mascherine, c'è stato un aiuto concreto da parte dei partner cinesi e anche questo ha permesso di non interrompere la sua attività. È un elemento che va valorizzato, per me la solidarietà concreta conta».
Sommariva ha sottolineato che dopo un marzo di sostanziale tenuta «ad aprile si comincia ad avvertire frenata più consistente e maggio forse sarà il mese peggiore a causa dei riflessi sul traffico dalla Cina», considerando che dall'Estremo Oriente a Trieste ci sono 24 giorni di navigazione. Le aspettative sono di «continuare a essere un importante punto riferimento per aree geografiche che tradizionalmente serviamo: inauguriamo sempre nuove linee ferroviarie, tra cui uno shuttle con l'Austria che servirà in modo no stop l'area economica e commerciale intorno a Vienna».
E l’Europa? «L’Europa diventerà un vaso di coccio se non riuscirà ad avere una prospettiva chiara sul proprio futuro». —
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