Piante di marijuana in casa, fratelli triestini nei guai

L’intervento della Polizia in Pendice Scoglietto per una lite aveva svelato coltivazione e attrezzatura per misurare i quantitativi
Lasorte Trieste 16/09/08 - Polizia Municipale - Piante Marjuana
Lasorte Trieste 16/09/08 - Polizia Municipale - Piante Marjuana

TRIESTE Dieci piantine di marijuana, di cui nove già fiorite. Difficile, in effetti, motivare “l’assunzione esclusivamente personale”. Si sono imbattuti in seri guai giudiziari due fratelli triestini residenti in Pendice Scoglietto, che ora rischiano di finire sotto processo per concorso in produzione, detenzione e traffico di stupefacenti.

Ma ciò che sorprende, al di là della coltivazione nascosta in casa, sono le modalità con cui le piantine sono state scoperte dalla Polizia. Per puro caso. E per tutt’altra ragione.

È il 30 giugno dell’anno scorso quando una Volante della Questura di Trieste interviene in un condominio di Pendice Scoglietto per sedare una lite familiare.

Gli agenti, sembra contattati da alcuni residenti preoccupati per le forti urla che sentivano in casa, entrano nel palazzo. E, dopo aver calmato i due contendenti, cercano di raccogliere informazioni tra gli inquilini per capire con più precisione come erano andate veramente le cose. D’altronde la lite poteva degenerare. E così, piano dopo piano, i poliziotti della Volante iniziano a bussare alle porte degli altri alloggi. Uno per uno.

«Buongiorno, Polizia, scusi il disturbo... volevamo chiedere alcune informazioni su quanto accaduto poco fa ai vostri vicini».

Quando gli agenti raggiungono l’appartamento della coppia di fratelli, suonano. Dopo qualche istante la porta si apre. Sorpresa. «Non appena il proprietario dell’appartamento si è affacciato per vedere chi fosse – ha raccontato uno degli agenti intervenuti nel condominio – siamo stati travolti da un inconfondibile odore...». Era marijuana, indubbiamente. L’odore, a quanto pare, doveva essere piuttosto forte se i due poliziotti hanno voluto appurare da dove proveniva quell’aroma. Dopo un po’, ecco la risposta.

I due fratelli, uno di cinquantasei anni e l’altro di quarantasette, tenevano nel proprio appartamento una piccola piantagione casalinga. Dieci piantine, come accennato, sistemate accuratamente in una sorta di serra. Nove erano già fiorite. Non mancava l’attrezzatura necessaria alla coltivazione. E, come risulta, anche per il confezionamento. A chi era destinato lo stupefacente? I due fratelli spacciavano?

Sul caso nei mesi scorsi ha indagato la Procura di Trieste. La titolare del fascicolo è il pubblico ministero Maddalena Chergia. Il magistrato, constatato l’illecito, ha chiesto il rinvio a giudizio per entrambi i fratelli. Di cui uno avrebbe già precedenti penali, sempre per stupefacenti.

Gli imputati, stando a quanto è stato possibile apprendere al momento, dovrebbero comparire già la prossima settimana in Tribunale davanti al gup Luigi Dainotti per l’udienza preliminare. —


 

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