Pianta velenosa nel pesto, l'esperto: «Si confonde con l’aglio orsino, pochi grammi sono fatali»

TRAVESIO. La tragedia costata la vita a Valerio Pinzana, morto per un intossicazione da colchicina, il velenosissimo alcaloide contenuto nel colchico, o “zafferano bastardo”, che l’uomo aveva raccolto in un bosco confondendolo purtroppo con l´aglio orsino, ha riportato l’attenzione sui rischi che si possono correre raccogliendo erbe selvatiche, nonostante si possa esserne dei profondi conoscitori come nel caso dello sfortunato cittadino travesiano.

A lanciare un avvertimento agli amanti dell´aglio orsino, che in primavera viene spesso utilizzato per preparare una sorta di salsa al pesto, è Paolo Siega Vignut, maniaghese, esperto naturalistico. Non è infatti raro, ammette Siega Vignut, che nelle zone dove cresce questa specie di aglio selvatico si possa trovare anche del colchico. L’habitat in cui vivono è lo stesso: prati falciati di montagna e piuttosto umidi, ai margini dei boschi. Entrambi i vegetali hanno foglie abbastanza simili, ma che possono essere distinte a un esame più approfondito. «Quelle dell´aglio orsino hanno un gambo - osserva l’esperto - , mentre quelle del colchico crescono direttamente dal terreno senza stelo.

Il colchicum autumnale ha sei stami, mentre il crocus sativus ne ha tre. Il frutto, contenente i semi che si trovano in una capsula ovale più o meno lunga 3, 5 centimetri racchiusa tra le foglie, matura in primavera. Le foglie della pianta commestibile profumano inoltre di aglio, mentre quelle tossiche sono praticamente inodori. L’effetto tossico che si ha ingerendo dei preparati con il colchico è quasi immediato: prima si manifesta con bruciore alla gola, sete intensa, dolori gastrici, vomito, sudori freddi, crampi dolorosi, poi intervengono emorragie non controllabili, ipotensione e non esistendo degli antidoti specifici, anche la morte per insufficienza respiratoria o collasso cardiocircolatorio.

Bastano dai 20 ai 40 milligrammi di colchicina per causare la morte. La dose fatale, per un bambino, è di 1, al massimo 1,5 grammi di semi, mentre per un adulto sono sufficienti 5 grammi di semi. Anche il latte proveniente da pecore o capre che abbiano mangiato questa pianta, diviene tossico anche se tali animali sono resistenti alle sostanze tossiche del colchico».

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