Il piano della rete scolastica di Gorizia: il Cossar accorpato al Galilei
Il Perco andrà con Gorizia 2. La Uil-scuola è contraria: «In regione quattro fusioni, di cui due a Gorizia»
Non è un impatto di poco conto quello prefigurato dal Piano di razionalizzazione della rete scolastica. Siamo alla fase della proposta ma questa pare proprio essere (per non dire che sarà) la linea definitiva. Premessa obbligata: le Regioni hanno individuato la cosiddetta “tendenza ottimale” di dimensionamento per tutte le tipologie di autonomie scolastiche in un dato compreso tra 900 e 1.400 studenti per ogni istituto comprensivo.
Ergo, il primo scenario riguarda la soppressione dell’Istituto comprensivo “Leopoldo Perco” di Lucinico.
Le motivazioni
«In considerazione dei numeri degli studenti frequentanti gli attuali tre istituti comprensivi di lingua italiana presenti a Gorizia, è stato ritenuto opportuno procedere ad una riorganizzazione per portarli solo a due. La proposta è stata presentata tenendo conto di diversi elementi tra cui la necessaria tutela delle identità delle singole comunità scolastiche del territorio, in un’ottica di miglioramento del servizio pubblico», si legge nelle motivazioni.
«Stringi, stringi - annota il segretario regionale della Uilscuola, Ugo Previti - il comprensivo “Perco” verrà accorpato con Gorizia 2». Il nuovo Istituto comprensivo Locchi-Perco sarà, così, composto dalle scuole dell’infanzia Furlani, Agazzi e Boemo, oltre a quelle di Mossa e di San Lorenzo Isontino, e ancora le scuole primarie De Amicis, Pecorini, Galilei di Mossa e Tommaseo di San Lorenzo, e le scuole medie Locchi e Perco.
L’altra novità permette (anche) di capire il motivo per cui, di punto in bianco, il “Cossar-Da Vinci” è stato inserito fra le scuole che verranno ospitate nel progettato (e contestato) Campus scolastico di via Vittorio Veneto.
La fusione
Ci sarà, infatti, la fusione fra l’Isis appena citato e l’Isis “Galileo Galilei” di Gorizia. «Si propone - si legge nelle motivazioni - di denominare la nuova autonomia scolastica Isis Cossar/Da Vinci/Galilei e di fissarne la sede nell’attuale Galilei, in via Puccini 22, con possibile presidio di segreteria nell’edificio (sempre attuale) del Cossar–Da Vinci, in attesa del completamento del Campus scolastico di Gorizia nell’ex ospedale civile dove troveranno spazio ambedue gli istituti coinvolti nella fusione».
La prospettiva fa trasecolare la Uilscuola e Ugo Previti. Rammenta come «nella previsione nazionale erano previsti quattro accorpamenti in regione. Inizialmente, supponevamo che le fusioni avrebbero interessato tutti e quattro i territori corrispondenti alle ex province: invece, ci sarà una fusione a Udine, una a Pordenone, due a Gorizia, nessuna a Trieste. Mi sembra evidente uno sbilanciamento».
Aggiunge Previti: «Il Cossar ha 504 alunni e il Galilei 780. Fondendoli, arriveremo sì al numero ideale per dare un senso al Campus ma si tratta di due tipologie diverse di scuole. Poi, dei cinque istituti originari (Galilei, Fermi, Pacassi, Cossar, Da Vinci) ci ritroveremo con una sola realtà. È vero che gli alunni sono diminuiti ma la cosa più logica sarebbe stata quella di creare un polo tecnico, uno umanistico e uno professionale. Così si sarebbe data la giusta e logica identità agli istituti: invece, rischia di diventare tutto un misto mare/monti».
Previti sottolinea anche che, ogniqualvolta si parla di accorpamenti, «ci sono riduzioni del personale». «E mi stupisce, questo lo devo evidenziare, il silenzio del Comune che non dice nulla contro una decisione forzata e imposta. Poi, il Cossar ha una dirigenza stabile e si sta riprendendo: non mi pare strategico mettere in piedi questa piccola rivoluzione in pieno periodo di iscrizioni...».
La posizione del pd
Anche Laura Fasiolo, consigliera regionale e comunale del Pd vuol dire la sua. Rammenta che la legge finanziaria 197 del 2022 ha inalzato a 900 (da 600) il numero minimo di studenti per riconoscere l’autonomia scolastica, fatta eccezione per le scuole situate in zona di montagna o nelle aree caratterizzate da specificità linguistiche. «Chi altro, se non Gorizia, poteva rivendicare una deroga? Ci sono amministratori che questa città la difendono e altri che sono, supinamente, proni alle decisioni triestine», la sua acida osservazione.
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