Piano di recupero edilizio da 17 milioni a Gorizia, Villa Ritter simbolo del rilancio

Comune, Ater e Facoltà di Architettura trasformeranno l’edificio di Montesanto in uno spazio ricreativo e culturale
Marco Bisiach
Il presidente Ater Fabio Russiani, il sindaco Rodolfo Ziberna e il degrado in cui versa Villa Ritter Fotoservizio Roberto Marega
Il presidente Ater Fabio Russiani, il sindaco Rodolfo Ziberna e il degrado in cui versa Villa Ritter Fotoservizio Roberto Marega

GORIZIA. Poco più di 17 milioni che ridaranno vita a edifici e spazi storici della città, restituendoli alla collettività, a partire dalla splendida Villa Frommer e dal suo parco, per arrivare all’area verde attorno a Villa Ritter e alla vicina ex sede del Dopolavoro. Ma che regaleranno anche nuove soluzioni abitative di edilizia sociale, e riqualificheranno alcune arterie strategiche in ottica Capitale europea della Cultura 2025.

Sono i 15 milioni garantiti dal Ministero per le infrastrutture e la Mobilità sostenibile, che ha deciso di inserire il maxi-progetto presentato del Comune di Gorizia tra quelli ammessi al finanziamento del “Programma nazionale della qualità dell’abitare” (PinQua), a cui si aggiungeranno circa 2,5 milioni che l’amministrazione comunale reperirà attraverso altri canali.

Un’ottima notizia e un obiettivo ambizioso: migliorare ancora la qualità della vita e la vivibilità del capoluogo isontino, ridurre il disagio abitativo e favorire l’inclusione sociale.

Con i fondi a disposizione ora potrà partire l’iter delle progettazioni, che saranno distinte ed autonome pur facendo parte di un unico ricco piano elaborato da una squadra formata dai dirigenti comunali Licinio Gardin e Alessandro De Luisa, dal funzionario Giovanni Polesello (che è Rup e coordinatore del gruppo), ma anche dai professionisti della Facoltà di Architettura dell’Università di Trieste e da quelli dell’Ater di Gorizia.

L’intervento più importante, e non solo a livello economico, è quello da 6,7 milioni di euro che restituirà alla città, a 30 anni dall’incendio che la distrusse, l’affascinante Villa Frommer e il suo parco, a Montesanto. La Villa, oggi letteralmente inghiottita dalla vegetazione cresciuta selvaggia, sarà recuperata nella sua struttura centrale originaria, con la demolizione delle aggiunte successive. Al piano terra ci saranno spazi ricreativi e di intrattenimento (come un auditorium) aperti a tutti i cittadini, un’ala ospiterà servizi specifici per la terza età, con alloggi dedicati che occuperanno invece il secondo piano. Nel piano nobile, poi, sono previsti locali per iniziative culturali ed esposizioni. Tutto da vivere tornerà ad essere pure il parco, tra parcheggi, aree gioco e percorsi per passeggiare in mezzo al verde adeguatamente recuperato.

Un futuro analogo a quello che attende un altro parco oggi dimenticato e inaccessibile, quello che circonda Villa Ritter a Straccis, per il quale verranno investiti 2,2 milioni di euro che permetteranno anche il recupero dell’ex casa del custode e del padiglione del campo da bocce. Nella vicina via Brigata Pavia c’è poi la sede dell’ex Dopolavoro, che con poco più di 3 milioni di euro verrà ristrutturata per diventare un “condominio solidale”: al primo e secondo piano ci saranno sei mini alloggi pensati per un welfare di prossimità, con servizi comuni al piano terra.

Sempre nelle pertinenze dell’edificio, poi, verrà realizzata ex novo una palazzina (da 1,6 milioni) che offrirà altri sei alloggi di edilizia sociale, mentre nel vicino piazzale Ritter sarà ristrutturato il piano terra dell’immobile di proprietà dell’Ater dove potrà trovare posto ad esempio il centro civico di quartiere, ma anche un ambulatorio di prossimità e spazi per l’aggregazione.

A proposito di edilizia abitativa, a chiudere il cerchio facendo salire a 16 il totale dei nuovi alloggi popolari, sarà la sistemazione della palazzina di via Gallina (3 milioni e 150 mila euro) che ha già visto nel 2020 l’ultimazione della rimozione delle lastre di Eternit sulla copertura. Ancora, per 455 mila euro sarà riqualificato il cosiddetto “Tridente di Max Fabiani”, ovvero le vie Caprin, Foscolo e Paternolli/Luzzato che partono da quella piazza Transalpina destinata ad essere il simbolo della Capitale europea della Cultura 2025. —

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