Piano dell’Austria: frontiere chiuse contro i profughi
L’Austria sta valutando la sospensione temporanea di Schengen e la reintroduzione dei controlli lungo la frontiera con l’Italia per fermare l’esodo di profughi verso nord.
Quest’anno sono infatti 4.700 gli stranieri che sono stati fermati in Austria. Quasi tutti sono stati respinti in Italia, solo 300 hanno chiesto asilo politico in Austria. Il ministro degli interni Johanna Mikl-Leitner e alcuni governatori non escludono la reintroduzione dei controlli di frontiera al Brennero e a Tarvisio, mentre c’è addirittura chi vorrebbe inviare al confine l’esercito.
Nel frattempo, in Germania si discute di sospendere Schengen nei confronti dell’Austria. «Lampedusa non deve diventare un sobborgo di Kiefersfelden», ha detto recentemente il segretario generale della Csu, Andreas Scheuer. Per Leonhard Voltmer, responsabile della Consulenza profughi della Caritas altoatesina, si tratta di un «inaccettabile scaricabarile tra Stati sulle spalle dei profughi». A 15 anni dall’entrata in vigore del trattato di Schengen, cresce in Austria il fronte di chi vorrebbe stringere temporaneamente le maglie del confine italo-austriaco, tra loro il ministro degli interni Johanna Mikl-Leitner e i governatori di Salisburgo, Burgenland, Bassa e Alta Austria, mentre il loro collega tirolese Guenther Platter auspica controlli mirati e non a tappeto. Per il nuovo segretario dei popolari Oevp, Reinhold Mitterlehner, si tratta di un «grido d’aiuto» dei governatori.
L’invio di soldati al confine - dice - «sarebbe davvero l’ultimissima opzione». L’accordo bilaterale, che semplifica le riammissioni, penalizza l’Italia. Non esistono infatti respingimenti verso nord. Ogni giorno al Brennero l’Austria riconsegna in media 25-30 persone, tra loro spesso anche famiglie con dei bambini che vengono poi accolti e rifocillati dalla polizia di frontiera italiana.
Il questore di Bolzano Lucio Carluccio, sottolinea «il particolare impegno del personale del commissariato del Brennero nell’affrontare questa situazione». Dopo le formalità di rito, i profughi diventano però dei fantasmi, spariscono nel nulla. Spesso, a poche ore dal respingimento, ritentano la loro sorte sulla stessa rotta, altri invece si spostano a Milano, da dove sperano di arrivare in Svizzera e da lì in Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia, dove molti di loro hanno già parenti e amici.
Secondo il governatore altoatesino Arno Kompatscher, «il problema dei flussi migratori non si risolve chiudendo le frontiere». «Si tratta - è convinto - di una questione europea che richiede una soluzione europea. Il problema non può essere risolto da un singolo Stato».
Riproduzione riservata © Il Piccolo