Philip Morris pronta a sbarcare a Trieste
La Philip Morris, la società leader a livello internazionale nel settore del tabacco, è pronta ad aprire uno stabilimento a Trieste. Non è un’idea campata in aria ma un’intenzione seria alla quale la multinazionale sta cercando di dare concretezza attraverso dei contatti con gli amministratori locali. Un manager del gruppo ha già incontrato il sindaco Roberto Cosolini. Gli ha illustrato il progetto e manifestato l’interesse dell’azienda ad un’ area in zona franca nella nostra città.
Philip Morris per realizzare il nuovo insediamento industriale necessiterebbe di circa 30 mila metri quadrati. Lo stabilimento verrebbe destinato alla produzione di una nuova linea di sigarette destinata ai paesi dell’Est Asiatico. Che hanno gusti e abitudini sull’uso del tabacco diversi rispetto i paesi americani ed europei. La nuova realtà industriale offrirebbe a Trieste inizialmente dai 100 ai 150 posti di lavoro che in un secondo momento, se l’iniziativa decolla e il mercato dà risposte positive, potrebbero perfino triplicare. Senza tener conto dell’indotto, delle aziende triestine che potrebbero, prestando servizi, venir coinvolte dall’affare.
Una soluzione occupazionale che, con la Ferriera che ha quasi i giorni contati, la città non può lasciarsi scappare. Il 13 maggio i vertici della multinazionale torneranno a Trieste per illustrare il progetto alla presidente dell’Autorità Portuale, Marina Monassi e a quello dell’Ezit, Dario Bruni. Perchè il loro interesse è rivolto soprattutto al Porto Nuovo, al punto franco dove produrre le sigarette da esportare poi verso l’Oriente via mare, senza entrare in territorio doganale, senza nemmeno attraversare il territorio comunitario.
Produzione a Trieste e poi commercio estero su estero. Il portafoglio prodotti della Philip Morris include i più importanti marchi internazionali di sigarette come Marlboro, la marca di sigarette numero uno al mondo dal 1972, Merit, Philip Morris, Chesterfield, Virginia Slims e il popolare marchio locale Diana. Il sindaco Cosolini nel corso del recente incontro con il manager di Philip Morris, ha segnalato la possibilità di agire in regime di punto franco non solo a livello portuale ma anche industriale invitando la multinazionale a prendere contatti non solo con l’Autorità portuale ma pure con l’Ezit. «La voce tra gli addetti ai lavori si ormai è diffusa, – conferma il presidente dell’Ezit, Bruni – noi il 13 maggio prossimo li inconteremo. Capiremo con maggior precisione il tipo di progetto che intendono avviare e saremo a loro di disposizione per trovare la soluzione migliore. L’Ezit – aggiunge - non possiede un’ area di quelle dimensioni ma all’interno del comprensorio esistono delle possibilità che valuteremo assieme». E nell’elencare alcune delle possibilità, Bruni cita delle strutture adiacente il Canale Navigabile o l’ex Manifattura Tabacchi. Punti dove la zona franca, nel caso la Philp Morris avviasse un’attività, potrebbe venire attivata dalla Prefettura. «Saremo disponibilissimi a recepire le loro necessità, – premette Bruni – ogni nuova azienda, ogni nuovo investimento è il benvenuto». Ma perchè la scelta di Trieste? C’è anche il pericolo che l’attenzione di Philip Morris possa spostarsi in Slovenia e al porto di Capodistria dove si pagano meno tasse.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo