Pettarin: "La chiusura dei confini riapre vecchie ferite"
GORIZIA. «Né la Farnesina né Lubiana si sono evidentemente impegnati a sufficienza per sbloccare una situazione che, per chi vive in un ex territorio di confine, sta riaprendo antiche e sanguinose ferite. Gorizia e Nova Gorica hanno impiegato decenni a ricucire gli strappi della storia e non possiamo permettere che i governi nazionali, che evidentemente mal comprendono questa realtà, mandino in frantumi tutti gli sforzi fatti».
A dirlo il parlamentare goriziano Guido Germano Pettarin. Che si dice «profondamente amareggiato per il mancato accordo tra i Governi sulla riapertura dei valichi ciclo-pedonali ed agricoli tra le città di Gorizia e Nova Gorica. I governi non comprendono che sono tantissimi i cittadini di entrambe le città che vivono in una e lavorano nell’altra, così come gli agricoltori che possiedono appezzamenti al di qua e al di là del confine».
«Mi meraviglia - continua Pettarin - che Roma, dopo tante testimonianze, sembri non capire che tra Italia e Slovenia ed in particolare tra Gorizia e Nova Gorica il confine non esiste davvero più, ma ancor di più mi meraviglia e delude Lubiana, che dovrebbe conoscere alla perfezione la storia del confine che speravamo definitivamente archiviato. La mancanza di personale ai valichi non può essere una scusa valida e va rispedita al mittente. Il Ministro Di Maio, che afferma di essere stato determinante per la riduzione delle criticità ai confini orientali, si rassegna e confessa di non essere in grado di fare nulla per tutelare il laboratorio dell’Europa del futuro e di non poter evitare che Gorizia e Nova Gorica non siano nuovamente precipitati nell’incubo dei muri. Caro Ministro, Le chiedo uno scatto di orgoglio: faccia di più per far accogliere a Roma ed a Lubiana le richieste di Gorizia e Nova Gorica, e non accetti che un virus sconfigga la nostra storia di unità europea», conclude il parlamentare azzurro. —
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