Petrolio, Gazprom punta a comprare la croata Ina
TRIESTE. Nell’area dei Balcani occidentali la Croazia sta diventando un’area strategica nel settore dell’energia. E la partita più grossa si sta giocando con nel piatto l’Ina, l’industria petrolifera di Zagabria, il cui pacchetto di maggioranza è attualmente nel portafoglio di Mol, l’azienda petrolifera ungherese. L’Ina da tempo fa gola alla Russia. Il presidente Vladimir Putin ne ha parlato personalmente con il premier magiaro Viktor Orban. La prima ipotesi vedeva l’interesse della Rosnjeft, colosso mondiale petrolifero di cui lo Stato russo detiene il 75% del pacchetto azionario. Nel piano c’era pure l’acquisizione della slovena Petrol per la distribuzione sul territorio e per le possibilità di stoccaggio nella zona retrostante il Porto di Capodistria.
Ora, probabilmente alla luce degli sviluppi della crisi ucraina, cambia la lista dei protagonisti, ma la trama è sempre la stessa: il Cremlino vuole sbarcare nei Balcani e, quindi, sull’Adriatico dove l’Ina possiede la raffineria di Fiume. Mercoledì scorso a Budapest c’è stato un incontro segreto, come svela il quotidinao di Zagabria Jutarnji list, tra il premier ungherese Viktor Orban e l’amministratore delegato di Gazprom Alexei Miller. Con Orban, Miller ha discusso del progetto South Stream ma successivamente si è incontrato con il consiglio di amministrazione della Mol. E siccome Mol non fa parte del progetto South Stream e come confermato dai media magiari, all’ordine del giorno c’era la vendita del pacchetto azionario dell’Ina alla Gazprom.
All’offensiva russa su Ina si sono opposti però con forza gli Stati Uniti. Il vice segretario di Stato Usa per l’Energia, Amos Hochstein, due mesi fa, è giunto a Zagabria dove dichiarò che «la Croazia e Mol devono raggiungere un accordo sulla gestione dell’Ina per garantire la stabilità del settore energetico nella regione». Hochstein dopo Zagabria visitò Budapest dove con estrema chiarezza disse ai suoi interlocutori di governo che gli Stati Uniti si oppongono alla vendita della proprietà ungherese di Ina ai russi perché Washington vuole impedire la diffusione di Gazprom e l’influenza del Cremlino nel Sudest dell’Europa. «È importante - concluse allora Hochstein - che entrambe le parti lavorino insieme per raggiungere un accordo su come gestire l’Ina nel migliore dei modi». Seppur in modo meno esplicito anche l’Unione europea vede con estrema diffidenza la penetrazione di Gazprom sul mercato dei Balcani occidentali.
Fonti diplomatiche ungheresi affermano che sarà difficile che Orban si schieri apertamente contro gli interessi degli Usa nella regione ma, affermano anche che «con Orban non si può mai sapere». Dubbio supportato dalla recente riunione a Budapest tra lo stesso premier ungherese e il numero uno di Gazprom e, ufficialmente, relativo al progetto South Stream. «La situazione in Ucraina - ha dichiarato di recente Orban - conferma come il progetto South Stream sta diventando una questione chiave nella fornitura di gas verso l’Europa», parole che di certo non hanno fatto felice Bruxelles.
La situazione attuale vede il governo croato in aperto conflitto con i vertici della Mol proprio in riferimento alla gestione dell’Ina. È in atto uno scambio verbale di accuse molto pesante nel quale entrambe le parti si incolpano vicendevolmente della cattiva gestione dell’azienda petrolifera croata. Qualche tempo fa il premier croato Zoran Milanovi„ dichiarò che nulla si farà senza il benestare del governo di Zagabria. Ma visto come si stanno mettendo le cose con i russi che con insistenza bussano solo alle porte magiare, non quelle croate, l’impressione è che tutti i giochi si svilupperanno sull’asse Budapest-Mosca, con buona pace dei Banski dvori.
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