Pesticidi e inquinamento: le farfalle stanno sparendo

L'allarme lanciato dall'entomologo Brandmayr e dal docente di botanica Nimis «Nocive le piogge acide della centrale termoelettrica di Monfalcone»

A Trieste stanno lentamente scomparendo le farfalle. Negli ultimi cinque anni questi insetti colorati in centro città sono dimezzati, vederli volare è diventata cosa rara. Sotto accusa l'uso dei pesticidi, il cambiamento delle piante inserite nel verde pubblico cittadino, l'inquinamento e le piogge acide determinate in gran parte dalla centrale termoelettrica di Monfalcone.

«La riduzione delle farfalle non sta avvenendo tanto in Carso quanto in centro - spiega entomologo triestino di fama internazionale, Pietro Brandmayr - e questo è dato in parte dall'utilizzo di antiparassitari e diserbanti nella conduzione del verde pubblico dove inoltre sono state eliminate tutte le erbe e le piante spontanee, fondamentali per questi insetti». Sta dunque sparendo il cibo per le farfalle. E ad avallare la tesi di Brandmayr è Pierluigi Nimis, professore ordinario di Botanica sistematica al dipartimento di Scienze della Vita all'Università di Trieste: «Con i miei studenti ho redatto uno studio sul verde pubblico di Trieste - precisa - contando ben 262 specie di piante. Una foresta urbana ricca ma con un problema: quello che la maggior parte di queste piante sono esotiche e dunque non sfamano le nostre farfalle. Inoltre - sottolinea - il 40 per cento è tossico e dunque pericoloso per bambini e animali».

L' attuale vulnerabilità delle farfalle a Trieste è dovuta anche al modo di gestire i giardini privati. «I proprietari dei giardini non lasciano più nulla di incolto, puliscono tutto, rasano, tagliano, - evidenzia l'entomologo - facendo sparire tutte quelle erbe che alimentano le farfalle». Ci sono poi zone come quella del Farneto o i pastini ricoltivati a viti o boschi e da dove sono state fatte sparire le piante spontanee. Un danno che si ripercuote sugli insetti ma anche sulle tutte quelle piante che necessitano degli insetti per la loro sopravvivenza.

Così ampie estensioni del nostro ambiente costituiscono per le farfalle una sorta di deserto, privo di cibo e di ripari. Sfruttando la tesi di laurea del neo-laureato Enrico Bonivento, il dipartimento di Botanica dell'Università di Trieste ha da poco realizzato la prima guida alle farfalle di Trieste. "Dryades Project", questo il nome della guida visibile su internet, permette di identificare le 64 specie di farfalle diurne presenti sul nostro territorio provinciale come la "Papillo Machaon" o la "Vanessa Atalata". Di fronte alla lenta sparizione di tante farfalle Brandmayr punta il dito anche verso la centrale di Monfalcone: «I danni derivanti dalle piogge acide dovute a quella centrale - sottolinea - si vedono su tutto il ciglione carsico e per le farfalle questo è un pericolo».

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