Pestato dalla gang di pusher a Trieste: condannato il capobanda
TRIESTE Tutto era successo ai primi di dicembre dello scorso anno in via Udine, all’incrocio con via Pauliana. All’improvviso a un automobilista si era parato davanti uno straniero – probabilmente un curdo – che aveva chiesto aiuto. Perché in quel momento era inseguito da un gruppo di altri stranieri, afghani e pakistani. Che volevano fargli la “festa”. Dargli una lezione. Il conducente dell’auto, Pietro Nistri, con spirito civico, non si era tirato indietro e dopo essersi fermato aveva tentato di raggiungere l’uomo che aveva bisogno del suo soccorso. E qui erano iniziati i guai. Perché Nistri era stato improvvisamente circondato dagli inseguitori dello stesso uomo che gli aveva chiesto aiuto. I quali, appunto, avevano cambiato obiettivo. Uno di questi, Romal Ahmadi, 20 anni, profugo richiedente asilo, aveva spezzato una bottiglia e lo aveva minacciato. Erano stati attimi di paura. Infatti poi aveva strappato dalla mano il cellulare con il quale Nistri stava telefonando alla polizia per chiedere l’intervento di una volante. Insomma, la situazione si era improvvisamente capovolta. Anche perché nel frattempo erano entrati in azione gli altri componenti del gruppo, i quali avevano poi aggredito con calci e pugni l’automobilista, che era rovinato a terra.
Ahmadi che si trova in carcere per questa vicenda (era stato arrestato dai poliziotti della Mobile dopo qualche giorno) è stato condannato alla pena di tre anni e otto mesi per quanto accaduto in via Udine. Accusa: rapina e lesioni. Il soccorritore diventato vittima si è costituito parte civile.
A pronunciare la sentenza al termine del processo con rito ordinario è stato il giudice Filippo Gullotta, che ha presieduto il collegio composto dai suoi colleghi Francesco Antoni e Camillo Poillucci. Accolte le richieste del pm Federico Frezza. L’imputato è stato assistito dall’avvocato Enrico Miscia.
Ma il nome di Romal Ahmadi compare in diversi altri fascicoli. Uno di questi riguarda lo spaccio di droga sulle Rive. Faceva parte del gruppo di pusher-profughi afgani, iracheni e pachistani che proprio nei giorni seguenti all’episodio di via Udine erano stati arrestati dai poliziotti della Squadra mobile. Avevano gestito un vero e proprio supermercato dell’hashish sul Molo Audace, a pochi passi da piazza Unità. Organizzando in uno dei salotti di Trieste un centro di spaccio a cielo aperto. E quell’inseguimento notturno in via Udine nel quale Pietro Nistri si era trovato casualmente in mezzo faceva parte proprio dell’attività della banda: il curdo che fuggiva aveva fatto uno sgarbo agli spacciatori. E dovevano fagliela pagare.
(c. b.)
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