Personale e passeggeri bloccati su navi e aerei di fronte a casi sospetti
TRIESTE La Regione allinea le procedure operative da avviare nei casi sospetti di coronavirus in porto e aeroporto. L’informazione è arrivata ieri a Trieste nella sede dell’Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico orientale, presenti il presidente Zeno D’Agostino e i responsabili operativi e istituzionali degli scali marittimi e di Trieste Airport. Una riunione «proficua – commenta in serata l’assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi –, servita per un raccordo diretto tra le infrastrutture e l’organizzazione del Sistema sanitario regionale».
Concretamente, si trattava di prendere in esame l’eventuale situazione di un marittimo con sintomatologie da approfondire, e contatti nelle due settimane precedenti con la Cina, in una nave diretta verso Trieste o di un passeggero in atterraggio a Ronchi. «Abbiamo definito come procedere in casi del genere – spiega Riccardi –. Il personale navale dovrà restare a bordo mentre il soggetto ritenuto a rischio verrà sottoposto alle verifiche mediche. Lo stesso accadrà in aeroporto, per il tempo necessario ad avere una risposta dai test».
Il tutto sotto il controllo dell’Usmaf, l’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera, «pronto e attrezzato» come sottolineato già la scorsa settimana dall’amministratore delegato di Trieste Airport Marco Consalvo. «Sinergia e comunicazione costante tra tutti i soggetti coinvolti sono presupposti indispensabili per garantire la sicurezza delle persone ed evitare eventuali pericoli di contagio», prosegue l’assessore nell’informare inoltre che l’intenzione della Regione è di monitorare le tratte dirette, ma di non voler trascurare i collegamenti indiretti, «considerato che, nel caso dei traffici aerei, prima di giungere in Friuli Venezia Giulia le linee effettuano scali in Europa». Il riferimento è a voli da e per Roma e Monaco, gli hub (in attesa della ripartenza tra qualche settimana di Francoforte) che possono “avvicinare” Ronchi alla Cina. Pure Trieste Airport, tra l’altro, sarà dotato di uno scanner che consentirà di capire se i passeggeri presentano sintomi febbrili.
Precisando che non vi sono misure di restrizione che interessano il transito delle merci, il vicegovernatore del Fvg conclude assicurando che «le procedure concordate con i responsabili dei porti e dell’aeroporto, grazie al costante scambio di informazioni, permetteranno, quando e se necessario, di intervenire tempestivamente limitando i rischi per la comunità e per gli operatori stessi».
Nella giornata in cui c’è anche la firma di Massimiliano Fedriga sotto la lettera dei governatori del Nord al ministero della Sanità in cui si chiede che i bambini che rientrano dalla Cina non tornino in classe per 14 giorni, e nell’attesa del kit per le analisi che consentiranno di verificare in tempo reale se si tratti o meno di coronavirus (Cattinara se li aspetta oggi), il presidente D’Agostino prende in ogni caso una misura precauzionale e informa che pure il porto di Trieste ha per il momento sospeso la partecipazione alla Fiera di Shanghai, prevista il prossimo mese di maggio. La preoccupazione, in realtà, è al momento più economica che sanitaria. «Le fabbriche in Cina sono chiuse: è questo al momento l’effetto più forte del coronavirus, non tanto quello sanitario – afferma D’Agostino –. Se si blocca l’economia cinese, ci saranno ripercussioni sull’economia mondiale».
Il presidente dell’Autorità spiega inoltre che, sul fronte sanitario, si seguono da giorni gli stretti protocolli inviati da Roma. «Per quanto ci riguarda stiamo effettuando forti controlli, in particolare sulle merci deperibili. Il porto di Trieste ha traffico mercantile e non passeggeri, se si escludono le poche navi da crociera che vi attraccano e che non stanno arrivando in questi giorni». —
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