Perse le tracce (per ora) del vandalo dell’immondizia a Servola
TRIESTE È bastata una segnalazione su Facebook per fermare, almeno momentaneamente, il “distributore” di monnezza servolano. Da un paio di notti pare infatti essersi esaurito lo scellerato “tour” compiuto dalla persona (un giovane, secondo le descrizioni di alcuni testimoni) che, nelle notti scorse, aveva lordato ingressi, giardini e tratti di alcune vie del rione. Uno stop avvenuto dopo la segnalazione, tramite la propria pagina Facebook, del presidente della Settima Circoscrizione, Stefano Bernobich, il quale oltre a denunciare pubblicamente l’accaduto ha provveduto a segnalare il fatto alla Polizia di Stato.
Nel frattempo a Servola prevale l’incredulità. La maggior parte degli abitanti ha appreso della notizia da queste colonne, senza accorgersi di quanto successo. «Servola è costituita da tanti vicoli e stradine nascoste - afferma un avventore del “Bar 106”, uno dei più frequentati del rione - pertanto non è facile assistere ad episodi del genere. In pratica o ti buttano l’immondizia in casa oppure basta vivere nella via laterale che non ti accorgi di niente». Chi ha visto tutto è Fabio Belardi, uno dei primi a denunciare il fatto. «Le prime immondizie le hanno ritrovate 5 giorni fa in via Banelli - spiega - per poi proseguire su via del Pane Bianco, nelle case accanto alla chiesa e poi ancora su via del Roncheto». Sull’orario dei “tour” della monnezza, Belardi non ha dubbi. «È avvenuto sempre tra mezzanotte e le due - racconta - lo so perché quando, alle due di notte, una signora che conosco, colpita dall’accaduto, è uscita di casa per andare a lavorare al mercato, fuori casa si è ritrovata già la spazzatura». Nel frattempo le vittime del distributore casuale di immondizia hanno provveduto privatamente a ripulire le aree sporcate.
«C’è anche un problema di sicurezza - ricorda Belardi - perché una persona anziana al buio se non si rende conto delle immondizie sparpagliate a terra, può anche correre il rischio di scivolare e finire così all’ospedale». —
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