Perquisita la casa di una dirigente regionale

L'indagine della Procura di Trieste su un bando da 100mila euro. Digos e polizia postale nell’abitazione di Ketty Segatti. Fino a una settimana fa lavorava con la Rosolen. Nei mesi scorsi erano già stati sentiti i vincitori
sterle trieste consiglio regionale piazza oberdan
sterle trieste consiglio regionale piazza oberdan
TRIESTE
La revoca dell’assessore Alessia Rosolen non è ancora stata digerita dai partiti e dalla politica, che a soffiare sul fuoco della polemica ci pensa anche la giustizia. Nella giornata di ieri, a una settimana dalla cacciata dell’assessore al Lavoro, all’Università e alla Ricerca, è stata perquisita, nella sua abitazione di Udine, Ketty Segatti, dirigente del servizio Università, Ricerca e Innovazione. La notizia ha fatto presto il giro degli ambienti politici dove è stata accolta con stupore e in alcuni casi sconcerto. Non solo perché la dirigente è apprezzata trasversalmente dai partiti per il suo lavoro e la sua correttezza, ma soprattutto per lo strano tempismo con cui la perquisizione è arrivata.


Sui contorni della vicenda trapelano ancora poche informazioni, ma da fonti giudiziarie si apprende che la procura di Trieste sta indagando su un bando regionale in materia di ricerca e innovazione – di un valore inferiore ai 100 mila euro – e sta verificando, sulla base di segnalazioni arrivate da concorrenti esclusi, se la dirigente abbia favorito qualcuno dei partecipanti che si sono aggiudicati il bando. Ieri mattina hanno fatto visita a Segatti gli uomini della Digos e della polizia postale che hanno sequestrato alcuni documenti e, da quanto si è potuto apprendere, un computer portatile.

v La vicenda appare singolare, fanno notare negli ambienti della Regione, per due aspetti: il bando in questione prevedeva modalità di partecipazione a sportello (per cui i primi che hanno presentato domanda, avendone i requisiti, sono quelli che si sono aggiudicati il bando) e perchè nessuno degli assegnatari ha ancora ottenuto un euro dalla Regione. Il bando, infatti, prevedeva che il contributo autorizzato fosse assegnato solamente al completamento della ricerca e a risultato ottenuto. Le risorse, quindi, sono ancora nelle casse regionali.


Il terzo aspetto da chiarire riguarda i tempi dell’indagine: un caso che la perquisizione a Segatti sia arrivata in un sabato mattina, pochi giorni dopo i sussulti e gli scossoni che hanno già fatto tremare l’assessorato? Sempre da quanto trapela in ambienti regionali, l’interesse della polizia per le modalità del bando, infatti, non sarebbero nuove. Già da un paio di mesi diverse persone – tra le quali i vincitori del bando – sono state sentite dagli inquirenti e anche la direzione regionale è stata interessata. Senza, però, che fossero stati emessi avvisi di garanzia. Ieri la perquisizione domiciliare – anche se non arrivano conferme sul fatto che la dirigente sia stata o meno iscritta nel registro degli indagati – per acquisire materiale che possa confermare o smentire la tesi secondo quale le modalità con cui sono stati individuati i beneficiari non sarebbero state trasparenti. Segnalazioni e proteste erano giunte non solo in Procura, ma agli stessi uffici della Regione. Trattandosi di un bando a sportello, con risorse limitate, la tempestività della domanda era importante e questa veniva comprovata dal timbro postale.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo