Peroni: sempre più forti le sinergie con Udine

Dipartimenti dello spettacolo verso l’integrazione. Romeo: poche risorse, serve coraggio per guidare l’Ateneo
Sarà un segno dei tempi nuovi, ma il mazzo di fiori e gli abbracci d’augurio e le prime felicitazioni per la rielezione a rettore dell’Università di Trieste già al primo turno sono venuti a Francesco Peroni ieri mattina non da casa sua, ma dall’Università di Udine. La collega Cristiana Compagno gli ha fatto festa dovendolo incontrare per la sigla di un nuovo importante (e simbolico) atto delle politiche «binarie» che irrompono nel costante guardarsi in cagnesco di Venezia Giulia e Friuli: è da ieri stabilito, primo atto del secondo mandato del rettore, che al concorso «Start cup» per le idee innovative che producono brevetti l’Università di Trieste si presenterà con la Sissa e l’Università di Udine.


Con 529 voti su 629 votanti a fronte di 1037 aventi diritto, il quorum necessario superato di soli 10 voti, nell’urna anche 56 schede bianche e 25 nulle più qualche unità di preferenza data ad altri docenti non ufficialmente candidati, Peroni ce l’ha fatta dunque alla prima chiamata (ne sono consentite tre alla ricerca del quorum), ed è un risultato raro nella storia degli ultimi rettorati compresi i loro «bis». «Non so come sia andata agli altri colleghi - confessa il neoeletto -, certo si son trovati tutti in tempi molto diversi, quando firmavano bilanci in attivo assai allegri».


Ribadisce che questo è il risultato della «coesione». E la coesione non è un frutto che nasca sull’albero, ma un prodotto complesso, e Peroni lo riconosce: «La cosa importante è rappresentare una comunità, un progetto, una identità, chiamare a raccolta su un progetto di riscatto collettivo dove ciascuno possa ritrovare le proprie radici, qui certo bisogna cambiare, ma valorizzando il nostro patrimonio, non servono le rivoluzioni calate d’autorità dall’esterno, ma orgoglio e partecipazione, lo dico sempre a tutti che ciascuno, qui, qualunque cosa faccia, ha un ruolo importante».


Sorprendente l’esito dell’appuntamento già da tempo in agenda con Udine per «Start cup»: «Sono stato accolto con un affetto inaspettato, la Compagno ha detto tante belle parole, e i fiori, e poi tutti a brindare, è proprio il segno che nei nostri atenei è in corso una rivoluzione».


Che porterà fra non molto non solo alla laurea magistrale in Fisica targata Ts-Ud, e alla fusione di Ingegneria industriale a Pordenone, ma anche a un’altra novità: una integrazione dei due Dams, i dipartimenti dello spettacolo, e probabilmente a Gorizia, dove Udine ha una sede ben attrezzata. Tra i primi impegni, il ridisegno dei dipartimenti scientifici per ricavare più risorse ai dottorati. Dopo l’estate l’iter amministrativo di approvazione.


«Sarà più fortunato il rettore che viene dopo - commenta con fair play Domenico Romeo, che alle scorse elezioni fu battuto proprio da Peroni, candidato espressamente ”contro” -, Trieste come le altre 78 università italiane ha per motivi storici una situazione economica grave e ci vuole un coraggio enorme per guidare un ateneo di questi tempi». Quanto alla rielezione immediata: «È buona cosa che l’università risponda in tempi rapidi, mi sembra che il rettore sia stato vicino agli studenti, ha votato il 60%? È il massimo, sempre».


Per Domenico Borruso, due mandati (anche per lui rielezione al primo turno), più un anno per la riscrittura dello statuto, oggi preside di Architettura, «il risultato era atteso, non c’erano alternative e il clima era sufficientemente tranquillo, Peroni ha spiegato i propri intendimenti, condizionati dalla situazione generale, e penso che cercherà di fare quello che ha promesso». Soddisfazione per il consenso pieno ottenuto sul trasferimento di Architettura a Gorizia, in prospettiva una scuola internazionale.


E gli studenti, quelli che l’altra volta avevano dato la spallata? «Più che soddisfatti, ce lo aspettavamo» dice Cesare Cetin. «Ce lo aspettavamo, siamo compiaciuti» conferma Paolo Prelazzi. Entrambi sono in Consiglio di facoltà, con diritto di voto. Aggiunge Prelazzi: «Se ha votato ”solo” il 60% è perché pochi studenti percepiscono la sottile importanza dell’elezione al primo turno». Conclude Cetin: «Stiamo già lavorando ai tavoli tecnici per una semplificazione delle pratiche burocratiche e la fine delle file in segreteria...».

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