Perissinotto, tre ore davanti ai Pm

L’indagine su operazioni finanziarie sospette durante il suo mandato alle Generali. L’ex Ceo: fiducioso di avere chiarito tutto
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 01/06/12 - Generali, Giovanni Perissinotto
Lasorte Trieste 01/06/12 - Generali, Giovanni Perissinotto

TRIESTE. L’ex ceo di Assicurazioni Generali Giovanni Perissinotto, ha parlato per oltre tre ore davanti ai pm Federico Frezza e Matteo Tripani. In alcuni momenti è stato presente anche il procuratore capo Carlo Mastelloni. È successo venerdì scorso. Ma tanto la notizia dell’interrogatorio, quanto il contenuto, sono stati tenuti blindati dalla procura. Insomma “top secret”. Poi qualcosa è filtrato e sono giunte le prime conferme.

Perissinotto ha parlato a lungo e ha spiegato la sua verità riguardo le operazioni finanziarie ritenute - dalla procura di Trieste, ma soprattutto dall’Ivass e dalla Consob - irrispettose dei vincoli di governance per inosservanza delle procedure o per mancanza di comunicazioni al cda. Operazioni avvenute durante il mandato del manager triestino, nel decennio che ha preceduto l’insediamento di Mario Greco al vertice del Leone. Che sono state considerate sospette e per le quali, assieme all’ex dg del Leone Raffaele Agrusti, l’ex ceo è accusato di “ostacolo all’esercizio delle autorità pubbliche di vigilanza”. Le informazioni di garanzia erano partite a fine gennaio.

Giovanni Perissinotto, che era assistito dagli avvocati Giovanni Borgna e Andrea Bitetto, ha anche consegnato ai pm una dettagliata memoria su quanto avvenuto in quel periodo. E in questo senso già poche ore dopo l’interrogatorio il pm Frezza avrebbe disposto nuovi accertamenti, inviando una delega specifica agli investigatori della Guardia di finanza. Insomma l’indagine si sta allargando.

«L’interrogatorio - ha spiegato in serata l’avvocato Borgna - è stato un passaggio utile per chiarire la posizione del dottor Perissinotto. Sono state fornite tutte le indicazioni che si ritengono congrue». Dello stesso tenore la breve dichiarazione dell’ex ceo. «È per me positivo essere stato sentito dai magistrati inquirenti. Sono fiducioso di aver fornito tutti gli elementi utili a chiarire ogni questione relativa alle operazioni oggetto di approfondimento di indagine». Poi Perissinotto ha precisato: «Non rilascio dichiarazioni relative al contenuto del verbale dell’interrogatorio, perché è protetto dal segreto istruttorio».

Le operazioni avevano come interlocutori Palladio (Meneguzzo), Finint (Marchi e De Vido) e Valbruna, soci di Generali tramite i veicoli Ferak e Effeti, ma anche notoriamente in rapporti stretti con gli ex manager di Generali. In particolare si tratta di un investimento tra il 2000 e il 2002 per 52 milioni di Capital Appreciation; nel 2003 impieghi per 70 milioni verso Cartooner Enterprises; il finanziamento di una società Finint nel 2007 per 40 milioni; gli investimenti nell’offshore World global opportunities di 180 milioni in bond attraverso la finanziaria Allbest per l’acquisto di quasi il 3 per cento dell'Ilva. E poi ancora il coinvolgimento di Generali attraverso Wgo nell’perazione con cui il colosso bancario britannico Hsbc aveva sottoscritto nel 2007 il 49 per cento della finanziaria di controllo del gruppo Palladio Finanziaria. Infine i 150 milioni finiti nel fondo Vei e 50 milioni relativi a un bond Finint.

Ma nell’interrogatorio in procura si sarebbe pure parlato (anche se il difensore dell’ex ceo lo ha formalmente smentito) del cosiddetto “mistero” dei documenti sugli investimenti alternativi, quelli che hanno causato perdite per oltre 230 milioni di euro alle Assicurazioni generali. Riguardo a questo lo scorso 18 febbraio alcuni investigatori della Guardia di finanza di Trieste, proprio su ordine dei pm Federico Frezza e Matteo Tripani, si erano presentati negli uffici della sede milanese della banca britannica Hsbc con l’intenzione di esaminare (e fotocopiare) alcuni documenti dell’inchiesta. Ma i finanzieri triestini non erano stati fortunati. Infatti una parte di questi documenti non sarebbero stati trovati.

L’accesso degli investigatori negli uffici milanesi della banca britannica era stato “scoperto” per primo dal Financial Times. In particolare sotto la lente dei magistrati triestini, è finito tra l’altro il presunto coinvolgimento di Generali, tramite un veicolo off-shore, nell’operazione con cui la banca britannica Hsbc aveva sottoscritto nel 2007, quando appunto era sotto la governance di Perissinotto.

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