Per la morte nel pozzo a Gorizia indagati in 14 fra tecnici, politici e i due animatori: ECCO I NOMI

GORIZIA È ad ampio spettro e, per certi versi, sorprendente la lista degli indagati per la morte di Stefano Borghes, il ragazzo di 13 anni deceduto mercoledì mattina a Gorizia dopo essere precipitato nel pozzo del parco Coronini-Cronberg. La tragedia si è consumata nel corso di una gara di orieneering organizzata nell’ambito del centro estivo promosso dal coordinamento delle parrocchie cittadine. La copertura del pozzo su cui era stata posizionata la mappa ha ceduto e lui è volato per un’altezza di circa 30 metri. L’ipotesi di reato formulata dal pm Ilaria Iozzi è quella di omicidio colposo.
I nomi
Nell’elenco degli indagati figurano 14 persone. Che l’elenco sarebbe stato corposo, lo si era capito già nei giorni scorsi dalle parole del procuratore capo facente funzioni Laura Collini, ma più che il numero delle persone iscritte nel registro delle notizie di reato, a colpire sono i nomi degli indagati: molti di questi sono totalmente inaspettati. Tra questi non ci sono cioè, come era facile aspettarsi, solo quelli dei vertici della Fondazione Coronini-Cronberg; tra loro c’è praticamente l’intera Fondazione Coronini-Cromberg. Insieme al sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna - per Statuto presidente dell’ente morale di viale 20 Settembre - e al direttore Enrico Graziano, c’è anche il Direttorio. Ci sono i componenti di diritto, i componenti cooptati effettivi e i componenti cooptati supplenti. Nel primo gruppo figurano il direttore della Biblioteca statale isontina Marco Menato e il direttore del Servizio ricerca Musei e archivi storici dell’Erpac Raffaella Sgubin, ma anche la Soprintendente ai Beni archeologici e alle Belle arti del Friuli Venezia Giulia Simonetta Bonomi, con il suo predecessore Corrado Azzolini, e l’assessore Regionale alla Cultura Tiziana Gibelli, anche lei accompagnata dal suo predecessore, Gianni Torrenti. Gibelli, di fatto, risponde per Anna Del Bianco, indicata come rappresentante del suo assessorato nel Direttorio. Torrenti, invece, partecipava direttamente.
Le cariche
A questo primo gruppo “politico” si aggiunge quello “tecnico” con i nomi dei componenti cooptati effettivi Maddalena Malni Pascoletti e Maurizio Boaro e dei componenti cooptati supplenti, Emanuela Uccello e Bruno Pascoli. In questo caso si tratta di persone scelte fra i residenti nel comune di Gorizia di riconosciuta preparazione e competenza nel campo storico-artistico.
Gli educatori
Al momento dell’incidente Stefano Borghes stava partecipando al centro estivo organizzato dal coordinamento delle parrocchie di Gorizia e per questo nell’elenco figurano anche i due educatori che avevano in carico il suo gruppo: il neo diciottenne Gabriele Brumat e la ventenne Andrea Gaudenzi.
La procura
«La lista è ampia per tutelare le singole posizioni, è un atto di garanzia dovuto e permette a tutti di esercitare i propri diritti alla difesa», aveva precisato nella prima mattinata di ieri il sostituto procuratore Laura Collini ricordando che le notifiche erano ancora in corso. In base alla ratio seguita in quest’occasione dalla Procura della Repubblica di Gorizia è lecito pensare che al termine delle indagini preliminari alcuni dei nomi inseriti nell’elenco saranno depennati.
Le perizie tecniche
La lista ampia è stata dettata probabilmente anche dall’urgenza dell’esame autoptico fissato per domani mattina alle 10.30 all’ospedale San Giovanni di Dio di Gorizia. In questo modo si consente a tutti di nominare i consulenti di parte in vista delle perizie tecniche non ripetibili. Per quanto riguarda l’esame sul corpo del ragazzo, l’assunzione formale dell’incarico al professor Carlo Moreschi è previsto alle 9.30. Ma come già emerso, più dell’autopsia, saranno fondamentali le perizie sul pozzo e sulla sua copertura.
L’avvocato
«L’altezza da terra è come quella di un tavolino. Sarà fondamentale l’accertamento tecnico che si farà sui perni che reggevano il coperchio», osserva l’avvocato Franco Ferletic, che in qualità di legale delle parrocchie e dell’Arcidiocesi isontina ha il compito di difendere i due animatori. «L’attività di orienteering si svolgeva in un parco pubblico, con tutte le caratteristiche che questo presuppone. Per i due ragazzi il percorso si trovava in un’area recintata chiusa e sicura. Si tratta di due volontari che dall’oggi al domani si sono ritrovati a vivere una realtà che non è la loro». Nel rinnovare la vicinanza affettuosa alla famiglia di Stefano, in una nota l’Arcidiocesi ha sottolineato di avere fiducia nell’operato degli animatori direttamente coinvolti nella tragica vicenda. —
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