Per il post Renzi spunta l'ipotesi Rosato segretario Pd

Pd spaccato verso l’Assemblea nazionale, fra i nomi spunta quello del triestino. Ma Orlando attacca l’ex premier e i fedelissimi: «Giù le mani da Martina»

ROMA. «Renzi ritiri le dimissioni o lasci lavorare Martina che per altro ha scelto lui». Il “caminetto” dei renziani organizzato dall’ex segretario dem nel giorno delle consultazioni al Colle fa saltare i nervi e la fragile tregua interna al partito. E così Andrea Orlando va all’attacco. Il partito, Michele Emiliano e la sua componente esclusa, pare compatto nel respingere «l’offerta» di dialogo del M5S considerata irricevibile anche da Orlando ma è più spaccato che mai sulle strategie future e sulla leadership. Tanto che l’assemblea nazionale convocata il 21 aprile per eleggere il successore di Renzi potrebbe risolversi in una «corrida» con due candidature contrapposte, come avverte Damiano. Una delle quali - se ne è ragionato proprio nel “caminetto” - potrebbe essere quella di Ettore Rosato, ex capogruppo dem e ora vicepresidente della Camera, pure lui l’altra sera in riunione nel “giglio magico”.

Segreteria Pd, spunta l'ipotesi Serracchiani
Debora Serracchiani nella sede del Partito Democratico durante una conferenza stampa sui risultati delle elezioni amministrative comunali, Roma, 06 giugno 2016. ANSA/ANGELO CARCONI


I pasdaran renziani non vogliono votare Maurizio Martina e stanno cercando di convincere Renzi a schierare un suo candidato per sbarrargli la strada. Martina, dicono i fedelissimi dell’ex premier, era pronto a incontrare Di Maio. Mettendo in discussione la strategia «dell’arrocco» rivendicata da Renzi come vincente visto che ha rimesso il Pd al centro della scena. «Le uscite di Orlando e Cuperlo non stanno aiutando Martina», dicono i fedelissimi dell’ex segretario convinti che il reggente si stia caratterizzando come candidato della minoranza. Lorenzo Guerini o appunto Rosato, dunque, i nomi già gettonati per la segreteria. Un’ipotesi comunque in continuo saliscendi - come le altre - nel corso delle ore. Il nome di Rosato potrebbe essere quello su cui puntare già il 21 aprile, e allora la data del congresso si allontanerebbe di uno o due anni. Se invece l’assemblea decidesse per il congresso in tempi brevi, non è escluso che la mossa sia quella di puntare su Matteo Orfini reggente al posto di Martina. E anche in questo caso, quello di Rosato rientrerebbe nella rosa dei nomi da far correre fra qualche mese. Un nome che secondo alcuni potrebbe convincere almeno una parte dei non renziani: certo il dem triestino dell’ex premier è un fedelissimo, ma ha svolto in più occasioni il ruolo di pontiere e viene dalla corrente di Franceschini. L’unica ipotesi che pare a oggi esclusa è quella di vederlo come segretario “di transizione”.


Un altro scenario che circola è quello secondo cui, in alternativa, Martina dovrebbe accettare un mandato a tempo, fino al congresso del 2019, e un vice: Luca Lotti. Se non si trovasse un accordo su Martina l’assemblea potrebbe decidere di convocare appunto il congresso straordinario. Per dare il tempo a Renzi, che controlla non solo i gruppi parlamentari ma anche l’assemblea (almeno il 50%, assicurano), di scegliere nomi e strada su cui puntare. In ogni caso la linea nel Pd continua a darla Renzi. Ed è quella ribadita in direzione, il giorno delle sue dimissioni. «Nessun dialogo con M5S e Lega». Almeno fino al secondo giro di consultazioni visto che l’ex segretario non sembra convinto che l’asse Lega–M5S reggerà. E dunque i giochi si riapriranno. Renzi parlerà all’assemblea. E il suo non sarà un discorso di commiato. La sua linea è contestata da Orlando e Franceschini ma anche da una parte di renziani che chiede di vedere le carte del M5S. Magari solo per lasciare ai grillini il cerino della fallita trattativa.

Il Pd dopo il tracollo elettorale è sempre più diviso. Sull’orlo di una crisi che potrebbe anche portare a una nuova scissione. Tra i dirigenti dem volano insulti via social. «Se Renzi pensa che la colpa della sconfitta non sia sua ma mia o dei cambiamenti climatici ritiri le dimissioni, sennò consenta a Martina di esercitare il suo incarico», dice Orlando convinto che la posizione di Renzi crei sconcerto. «Orlando vuole che Renzi si ritiri a vita privata senza diritto di parola», replica Michele Anzaldi. La tensione cresce. Provano a calmarla diversi pontieri. «Diamoci tutti una calmata», dice Guerini. «Chiedo di fermare discussioni e polemiche sbagliate e restare concentrati sul lavoro, continuo a pensare che al Pd non servano conte interne e penso che l’Assemblea debba essere il momento della consapevolezza e del rilancio: chiedo unità e offro collegialità, abbiamo bisogno di questo e non di dividerci», dice Martina. Ieri, anche per ricucire con l’ex segretario, il reggente chiude ogni possibilità di dialogo coi M5S. I Cinquestelle, dice, la finiscano con la logica dei due forni, come se non contassero niente e programmi e ideali.

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