Per i chioschi di Barcola un’altra estate senza i wc
Niente gabinetti nuovi per quest’estate sulla riviera di Barcola.
Le strutture - che sarebbero dovute sorgere come prolungamento dei sette chioschi dislocati sul lungomare tra la fine della pineta e il bivio di Miramare e che erano già state progettate a marzo da professionisti per conto dei gestori dei chioschi - stanno diventando un affare di Stato, in un incrocio fra burocrazia, palleggiamento di responsabilità, costi lievitati a dismisura.
Ad annunciare la resa - che i frequentatori della zona sperano sia solo momentanea - è uno degli artefici della battaglia iniziata ben 13 anni fa. Si tratta di Alessandro Rossi, titolare del chiosco del bivio: «Abbiamo verificato che i costi per la realizzazione dei gabinetti sono molto elevati, perché bisogna attenersi a leggi che generano tutta una serie di obblighi – spiega – alla fine però, per dare un servizio all’intera città, i soli a pagare siamo noi. A queste condizioni non siamo disposti a sostenere l’intero costo. Speriamo a questo punto che il Comune ci venga incontro. In ogni caso – conclude Rossi – se ne parlerà ormai l’anno prossimo, perché questi sono interventi che vanno effettuati d’inverno, non certo nel pieno della stagione balneare».
Inevitabile che la polemica coinvolga i politici: «È incredibile che in una città che vuole essere turistica – commenta Franco Bandelli, leader di Un’altra Trieste – diventi impossibile dotare la costiera dei gabinetti per turisti e triestini».
Uno dei principali problemi da superare riguarda l’obbligatorietà di costruire wc che possano essere accessibili anche da parte dei disabili: «È la legge che lo impone – precisa il presidente della Consulta dei disabili, Vincenzo Zoccano – perché si tratta di gabinetti fissi e non mobili, perciò devono possedere determinate caratteristiche». Le pedane di accesso però, oltre che essere costose, allargherebbero di molto la sagoma dei chioschi, restringendo la parte di marciapiede sulla quale, d’estate, transitano migliaia di persone. Da qui il no dei titolari dei chioschi: «Ai disabili va tutta la nostra solidarietà – riprende Rossi – ma allora devono partecipare alla spesa anche gli enti pubblici».
Insomma un guazzabuglio, con il Comune a fare da spettatore: «Abbiamo sempre espresso il nostro favore alla realizzazione dei gabinetti – affermano all’unisono gli assessori Elena Marchigiani e Andrea Dapretto – perché si tratta di un servizio a favore della collettività». Non solo: «Abbiamo anche individuato lo strumento urbanistico che permetterebbe una rapida soluzione del problema sotto il profilo burocratico – evidenzia Marchigiani – cioè la cosiddetta autorizzazione in precario. Ma l’interesse prevalente alla costruzione dei wc è in capo ai titolari dei chioschi».
Una mediazione la propone Zoccano: «Siamo pronti a mettere gratuitamente a disposizione di chiunque ne abbia l’interesse l’Ufficio tecnico della Consulta dei disabili. Sono certo – conclude – che i nostri esperti sono in grado di trovare una soluzione non troppo costosa e al contempo rispettosa delle leggi in vigore».
Ma intanto, per l’estate 2013, bisognerà continuare ad andare nei servizi dei pubblici esercizi situati sul lato a monte della costiera. «Oppure – fa notare Rossi – arrangiarsi in mezzo agli oleandri, come fanno i più disinvolti».
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