Per Go!2025 saranno tolti i veli al tesoro del Duomo di Gorizia

Sculture di pregio, mitre e manoscritti custoditi da anni nel caveau dell’Arcidiocesi. Un lavoro certosino per esporre gioielli poco conosciuti
Francesco Fain
Parte del tesoro di Gorizia
Parte del tesoro di Gorizia

GORIZIA Manufatti di pregio dedicati al culto, consistenti in opere artistiche d’argento e in mitre arcivescovili di fattura squisita. Tessuti e sculture. Documenti storici che ben pochi hanno avuto la fortuna di vedere, alcuni dei quali risalenti addirittura al IX secolo avanti Cristo, ma anche croci preziose, monili, oggetti sacri e tanto altro di cui si sa poco ma che viene conservato gelosamente dall’Arcidiocesi di Gorizia.

Questo è il tesoro del Duomo, ovvero dell’Arcidiocesi, ovvero di Aquileia, a seconda di come si voglia chiamarlo. L’incalcolabile valore economico è nulla rispetto a ciò che ha rappresentato e rappresenta ancora. Oggi, forse con maggior pregnanza di ieri, perché è la plastica testimonianza di quella cristianità di qui questo territorio, con Aquileia, fu massima espressione.

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Alla scoperta del tesoro

Uno dopo l’altro, con grande delicatezza, gli elementi che compongono il tesoro, avvolti in stoffe bianche sono stati svelati, dopo tanto tempo, agli assessori comunali alla Cultura e a Go!2025, Fabrizio Oreti e Patrizia Artico, al sindaco di Aquileia Emanuele Zorino e al comitato scientifico, da poco nominato, che avrà il compito di valutarli e dare loro una collocazione all’interno del grande evento, nell’ambito della Capitale europea della cultura, in cui saranno esposti e visibili a tutti.

Una mostra fortemente voluta dal Comune di Gorizia, sostenuta finanziariamente dalla Regione che sarà elaborata e proposta dal comitato organizzatore composto oltre che dalla municipalità di Gorizia anche dal Comune di Aquileia, dall’Arcidiocesi di Gorizia, dall’Erpac, dalla Fondazione Carigo, dalla Fondazione Aquileia e dalla Basilica di Aquileia.

Il comitato scientifico, composto da don Santi Grasso, Luca Geroni, Alessandra Martina, Mauro Belletti, Andrea Bellavite, Elena Menon, Marta Novello, Cristiano Tiussi, Neva Makuc e Natasa Kolenc effettuerà una valutazione integrale di tutte le opere che saranno esposte nella mostra, curata da Marino Degrassi, verificandone le caratteristiche e la loro possibile collocazione nelle sedi espositive. Un lavoro certosino e importante di fronte di oggetti così preziosi. Sarà una mostra «unica nel suo genere».

Il caveau dell’arcidiocesi

Quest’eccezionale risorsa storica e artistica è conservata nel caveau della sede dell’Arcidiocesi. E torna, dunque, al centro dell’attenzione. La sua esposizione non mancherà di creare interesse internazionale.

La presenza di oggetti come il pastorale di Ermacora o la Croce dei principi fa capire subito la portata di ciò che rappresenta il tesoro: la testimonianza di un grande momento storico e religioso la cui forza suggestiva è rimasta intatta. Fra i diversi elementi anche alcuni busti, l’altare portatile, lo splendido ostensorio. Non è finita. Perché in mostra ci saranno anche gli antifonari, custoditi nella Biblioteca diocesana. Scritti a mano, contengono passi della Bibbia ma anche salmi che venivano cantati dai fedeli. E l’emozione è grande nello sfogliare quelle pagine ingiallite che altre mani hanno toccato secoli fa. Di straordinaria bellezza le vesti sacerdotali, le casule della Donazione teresiana, tutte ricamate a mano, veri capolavori creati da mani esperte.

La costruzione della mostra

Il comitato scientifico si è, quindi, messo subito al lavoro per andare a “costruire” l’esposizione sul tesoro del Duomo che vedrà la luce alla fine del 2025 e rappresenterà anche l’occasione per recuperare un altro, fondamentale tratto della storia di questo territorio che gravitava su Aquileia romana, culla di quel cristianesimo che ha cambiato il mondo.

«Sarà un evento di portata internazionale straordinaria», rimarcano con soddisfazione gli assessori comunali Oreti e Artico che evidenziano, nel contempo, i collegamenti che si svilupperanno con «temi di grande attualità, soprattutto a carattere religioso».

Ed è anche molto importante che la mostra sia realizzata «a più mani, religiose e laiche, sposando appieno lo spirito di Go!2025 che fa del dialogo la sua forza», la sottolineatura finale.

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