Peppino, una commedia acuta e mai greve

Era di sicuro esperto di superstizione un “figlio d’arte” di Napoli e del Teatro come Peppino De Filippo, tanto da farne il centro di una commedia. Figlio naturale di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, e dunque fratello di Eduardo e Titina, Peppino De Filippo appartenne appieno al mondo del teatro partenopeo fin dai primi anni di vita.
E il sentire e lo spirito partenopeo infonde nella godibilissima commedia “Non è vero ma ci credo”, che sarà in scena da oggi a mercoledì al Teatro Stabile Fvg per la stagione Prosa, nel nuovo allestimento diretto da Michele Mirabella con protagonista Sebastiano Lo Monaco.
Già fornito di grande esperienza e sensibilità teatrale nel 1931 Peppino De Filippo è con i fratelli nella Compagnia Teatro Umoristico: i De Filippo con cui gira tutto il paese con successo. Un’esperienza destinata a chiudersi oltre dieci anni più tardi in seguito a screzi con Eduardo, ma che per Peppino rappresentò un bene: si distinse dal fratello, e in qualche modo “costretto” dalla nuova autonomia, affinò le linee di uno stile di scrittura – oltre che d’interpretazione – personale.
Presto intrecciò i canoni del teatro dialettale e di tradizione napoletana a grandi classici che interpretò in modo lodevole e successivamente anche al cinema e alla televisione: addirittura pleonastico ricordare i celeberrimi film con Totò (di cui fu partner perfetto), doveroso menzionare le esperienze con Fellini e Lattuada, e ricordare in ambito invece televisivo, la esilarante figura di Pappagone, da lui inventata e divenuta famosissima.
Come autore teatrale, De Filippo fu un creatore fantasioso, i suoi testi – e Non è vero ma ci credo ce ne darà prova – hanno il pregio di saper fotografare la società con obiettività e di criticarla, quando serve, ricorrendo però sempre a toni canzonatori, lievi, come se l’autore non potesse prescindere da uno sguardo tenero verso il proprio mondo.
“Non è vero ma ci credo” è una commedia acuta senza essere mai greve, un gioiello in mano a interpreti che ne sappiano cogliere le diverse sfaccettature. Lo faranno il regista Michele Mirabella e Sebastiano Lo Monaco: lo abbiamo ammirato in molti titoli classici (dal Cyrano de Bergerac di Rostand a Il berretto a sonagli di Pirandello) e lo scorso anno in un’emozionante e coraggiosa prova in “Per non morire di mafia”: quest’anno ritrova i toni della commedia.
Come suggerisce già il titolo, “Non è vero ma ci credo” stigmatizza gli eccessi della superstizione: ne è assolutamente in balia il protagonista, il commendator Gervasio Savastano. Ancor più entra nel vortice delle credenze, nel momento delle difficoltà. Gli affari non vanno affatto bene, e anche in famiglia il clima non è dei migliori, visto che la figlia Rosina s’intestardisce a dirsi innamorata di un impiegato non all’altezza del suo rango, naturalmente contro il parere del padre.
Riproduzione riservata © Il Piccolo