Pensioni in caduta libera a Trieste: dal 2001 persi 16mila assegni
TRIESTE «Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante», parola di Francesco Guccini. Dal 2001 a oggi, però, Trieste ha perso un migliaio di pensionati ogni anno, passando da circa 105mila a 89mila. Sarà anche importante, la pensione, ma ce l'hanno sempre meno persone. Il dato emerge dalla relazione previsionale e programmatica 2015-2017 in allegato al bilancio comunale, in fase di approvazione.
Quali sono le ragioni del decremento? Secondo il segretario regionale della Cgil Franco Belci i fattori principali sono due: «Al primo posto c'è sicuramente il calo demografico - spiega -. Poi esiste la possibilità che l'allungamento dell'età pensionabile stabilito dalla riforma Fornero, ai tempi del governo Monti, abbia contribuito a provocare questo effetto: alcuni rinviano il pensionamento creando uno sfasamento rispetto agli altri. Penso però che i due dati vadano presi in considerazione assieme».
Anche secondo l'assessore alle politiche sociali del Comune di Trieste queste sono le cause più probabili: «A caldo direi che questi sono frutti negativi del decremento della popolazione registrato negli ultimi vent'anni. Incide però anche la riforma del sistema pensionistico, anche se la portata effettiva andrebbe studiata».
Guardando alla tabella dei dati, risulta evidente in ogni caso che il calo è fisiologico ed è iniziato ormai da molti anni. Certo fra 2013 e 2014, anni in cui si fanno sentire gli effetti della riforma del 2011, la diminuzione passa dal consueto migliaio alle duemila unità.
L'osservatorio sulle pensioni dell'Inps prendeva atto del fenomeno già nel suo rapporto di massima, pubblicato nell'aprile scorso: «Dall'analisi dei dati nazionali emerge la conferma del trend decrescente degli ultimi anni - vi si legge -, che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18 milioni 363mila 760 nel 2012 a 18 milioni 44mila 221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali (pensioni agli invalidi civili e pensioni/assegni sociali), che nello stesso periodo passano da 3 milioni 560mila 179 nel 2012 a 3 milioni 731mila 626 nel 2015».
In effetti anche a Trieste il numero delle prestazioni assistenziali è aumentato fra 2002 e 2014, seppur non in maniera altrettanto vistosa: all'inizio della serie erano 9.595, mentre l'anno scorso erano oltre un migliaio in più, 10.727. Il picco c'è stato negli anni fra il 2006 e il 2011, con la punta massima di 12.331 assegni nel 2010.
Il rapporto nazionale dell'Inps conferma le ipotesi sul calo delle pensioni: «Il fenomeno è da attribuirsi sia all’esaurimento del collettivo delle pensioni di invalidità liquidate ante legge 222/1984 - si legge nel rapporto dell'osservatorio -, sia all’inasprimento dei requisiti di accesso alle pensioni di vecchiaia e di anzianità determinato dalla legge 214/2011». L'istituto rileva anche l'aumento medio dell'entità degli assegni: «Di contro, l’importo medio mensile erogato risulta in costante crescita, passando da 780,14 euro nel 2012 a 825,06 euro nel 2015 - scrivono i redattori del rapporto -. Ciò è dovuto essenzialmente agli effetti della perequazione automatica delle pensioni e all’effetto sostituzione delle pensioni eliminate con le nuove liquidate che presentano mediamente importi maggiori, anche in relazione alle recenti riforme pensionistiche cha hanno aumentato i requisiti di accesso per il pensionamento».
L'effetto si registra anche a Trieste, per di più su una media superiore a quella italiana: nel 2012 l'entità media era 848,65 euro, mentre nel 2014 era salita a 887,47 euro.
Ma come sono distribuite le pensioni sul territorio nazionale? Questo il quadro tracciato dal rapporto stilato dall'Inps: «Il 48,2 per cento delle pensioni è percepito nell’Italia settentrionale (305 pensioni ogni 1000 residenti), il 19,1 per cento al Centro (281 su 1000) e il 30,3 per cento al Sud e Isole (262 su 1000). Il restante 2,4 per cento, 427.597 pensioni, è erogato a soggetti residenti all’estero. Il Nord ha un numero di pensioni per residente maggiore per le categorie vecchiaia e superstiti, seguito da Centro e Sud, mentre l’ordine si inverte per le invalidità previdenziali e per le prestazioni assistenziali».
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