Pensione sociale, ma non gli spettava
Sono accusati di aver continuato per più di cinque anni a percepire dall’Inps la “pensione sociale”, assegnata per motivi di indigenza, pur non avendone diritto. Perché - secondo quanto contesta loro il pm Federico Frezza - entrambi nel periodo in questione non risiedevano e non risiedono in Italia, bensì all’estero, ma non l’hanno mai comunicato all’Istituto di previdenza. Una situazione che si protrae dall’aprile del 2008. Con l’andare dei mesi hanno messo assieme, grazie all’erogazione della somma mensile di circa 379 euro in un caso e di circa 580 euro nell’altro, un totale di soldi versati appunto dall’Inps rispettivamente di 24.918 euro, lei, e di 33.389 euro, lui. La prestazione è riservata però esclusivamente a chi effettivamente vive in Italia, requisito che, dagli accertamenti dei carabinieri coordinati dal pm, risulta non essere stato rispettato dai due. Ora dovranno risponderne in aula. Ljubica Perkovic, 83 anni, originaria della Serbia, e Vladimir Perkovic, 87 anni, nato a Pola in Croazia, sono stati infatti rinviati a giudizio dal giudice Luigi Dainotti, che ha accolto così la richiesta del pubblico ministero. L’accusa a carico dei due anziani è di concorso in truffa aggravata ai danni di ente pubblico, quale è l’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale). La data dell’udienza in Tribunale è stata fissata per il 13 gennaio del 2014.
Ai due, su disposizione della Procura, è stato bloccato il conto corrente, sul quale c’era la somma di circa 13mila euro. La posizione di Vladimir e Ljubica Perkovic è finita sotto la lente di ingradimento della Procura della Repubblica nell’ambito di un’ampia e mirata inchiesta. Controlli sui destinatari degli assegni sociali erano stati avviati sulla base di una segnalazione giunta in Tribunale proprio dall’Inps. In un primo tempo, erano stati individuati 250 soggetti ritenuti sospetti dall’Istituto di previdenza (che a Trieste ha sede in via Sant’Anastasio). L’indagine della Procura si era poi focalizzata su 22 posizioni, su 22 pensionati sociali “fantasmi” - tutti stranieri divenuti poi cittadini italiani - di cui a Trieste si erano perse le tracce ma che nel corso degli anni hanno continuato a ricevere l’assegno sociale (con importi, a seconda dei casi, oscillanti fra un minino di 283 euro al mese e un massimo di 617). (m.u.)
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