Pensione mai, boom di lavoro over 65

Negli ultimi anni è aumentato del 50% il numero degli occupati “in età” in una regione che si scopre la quarta più vecchia dell’intera Europa
Trieste conserva il record di anziani in Friuli Venezia Giulia
Trieste conserva il record di anziani in Friuli Venezia Giulia

TRIESTE È un Paese per vecchi. O perlomeno un Paese di vecchi. In una nazione anziana, il Friuli Venezia Giulia non solo è la seconda regione italiana più avanti con gli anni, preceduta nel primato dalla Liguria, ma è anche la quarta regione d’Europa.

Lo rivela il nuovo report sull’invecchiamento appena pubblicato da Ires Friuli Venezia Giulia. Con il 24,7% di abitanti sopra i 65 anni, siamo superati nel Vecchio Continente soltanto dalla Liguria (27,7%), dalla tedesca Chemnitz (26,3%) e dalla greca Ipeiros (24,8%).

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10/05/2011 Roma, Forum della Pubblica Amministrazione 2011. Nella foto lo stand dell' INPS

Ciò non significa che il Friuli Venezia Giulia sia il paradiso del pensionato: i dati dicono che sempre più persone devono continuare a lavorare anche dopo l’età pensionabile, mentre le donne sono le più esposte ai rischi di solitudine e povertà. Lo studio di Ires, curato da Gianluca Masotti, Chiara Cristini, Paolo Molinari e Alessandro Russo, è una miniera di percentuali e graduatorie.

Anziani lavoratori In Friuli Venezia Giulia aumenta il numero di anziani che continuano a lavorare anche in prossimità dell’età pensionabile o dopo il suo raggiungimento. Nella fascia d’età sopra i 65 anni il numero di occupati è aumentato del 50,4% fra il 2010 e il 2014 (passando da 7.498 e 11.276 unità, quasi 3.800 in più).

Il tasso di occupazione in età avanzata, nello stesso periodo, è salito dal 2,6% al 3,7%. Il fenomeno è più marcato fra le donne: le occupate sono salite da 1.308 a 3.117 con un +138,3%. Spiega la ricercatrice Cristini: «La nostra regione riflette un fenomeno nazionale e internazionale. Si va in pensione sempre più tardi sia a causa dell’allungamento della vita sia per l’effetto della crisi». Le persone tendono infatti a lavorare più a lungo, il più delle volte per aiutare la famiglia.

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Due pensionati in una foto d'archivio

A questo si aggiungono le riforme pensionistiche che negli ultimi anni hanno alzato l'età pensionabile. «Difficile identificare categorie di persone più esposte al processo - prosegue Cristini -, le finestre si sono spostate per tutte. In ogni caso è più probabile che restino al lavoro le fasce più svantaggiate, che risentono della crisi in modo più forte, e per contro i liberi professionisti». Questi ultimi però, aggiunge la ricercatrice, da sempre tendono a lavorare anche oltre i 75 anni.

La questione femminile Se c’è una categoria interessata più di altre è quella femminile.Afferma Cristini: «Gli effetti sono molteplici. Una volta c’erano le nonne baby sitter e, se ora devono lavorare, viene meno un pilastro del welfare familiare. Con tutti i contraccolpi che ne conseguono per l’assistenza prestata in famiglia».

Il bicchiere si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto: «Da un lato può generare lavoro ad esempio per le assistenti famigliari. Dall’altro comporta pesi ulteriori sui servizi alla persona forniti dalle istituzioni». Le anziane sole Anche dopo la pensione, secondo i ricercatori di Ires, sono sempre le donne a essere più esposte alle difficoltà derivanti dalla terza età. Vivendo più a lungo, infatti, si trovano di frequente a gestire da sole problemi economici e logistici: «Ad esempio molte anziane non hanno la patente - dice Cristini -. Può sembrare banale, ma è il genere di dato che poi ha conseguenze serie sul sistema sociale regionale».

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Le percentuali La percentuale di ultrasessantacinquenni sulla popolazione del Friuli Venezia Giulia è pari al 28,1% tra le femmine e al 22% tra i maschi e, dei 586 ultracentenari residenti, ben 512, 87,4%, appartengono al genere femminile. Confermato che le donne vivono di più, rischiano anche di restar sole per prime. Spiega il rapporto dell’Ires: «Nel 2005 la proporzione delle persone non coniugate sul totale degli over 65 era pari al 22,5% tra i maschi e al 62,9% tra le femmine. Nel 2010, invece, rimane invariata la quota maschile (pari al 22,5%), mentre diminuisce quella femminile (59,1%, -3,8%). Nel 2015, infine, si osserva un lieve aumento dell’incidenza tra gli uomini (22,9%) e un calo di quasi 4 punti percentuali tra le donne». Secondo gli autori del rapporto «le marcate differenze di genere si pongono in stretta connessione con il fenomeno della povertà femminile in età anziana. Avendo una vita media più lunga, infatti, le donne sopravvivono ai coniugi, ma in condizioni economiche non sempre soddisfacenti».

La vecchia Venezia Giulia Il numero di anziani in regione aumenta: tra il 2005 e il 2015 gli ultrasessantacinquenni sono aumentati del 9,9% tra le donne (da 161mila 600 a 177mila 600) e del 23,3% tra gli uomini (da 105mila 800 a 130mila 400). Ma come al solito il territorio è diviso: in Friuli si invecchia meno che nell’Isontino o a Trieste. Nelle province di Trieste e Gorizia si riscontrano non solo le maggiori percentuali di anziani (28,4% e 26,3% con 65 anni e oltre) e di over 85 (4,6% e 4,2%), ma anche un numero superiore di ultracentenari ogni 10.000 abitanti (6,9 e 4,7).

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Lo studio di Ires si concentra sulle future Uti per inquadrare i territori più da vicino: ne emerge che la quota di over 65 nell’Uti Giuliana (28,4%) e nelle due Uti goriziane (26,8% Alto Isontino e 25,8% Basso Isontino) appare superiore o analoga a quella delle Uti montane del Friuli (26,8% Carnia, 26,4% Canal del Ferro–Val Canale e 26,1% Torre). La provincia di Pordenone mostra la minore incidenza strutturale di anziani (22,4%). La maggior presenza di stranieri (10,8% nel gennaio 2015, contro l’8,9% di Gorizia, l’8,5% di Trieste e il 7,7% di Udine) abbassa la percentuale over 65, sebbene il fenomeno sia destinato ad attenuarsi per effetto del calo di immigrati.

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