Pensione di cittadinanza «40 euro al mese: rinuncio»

La cifra al posto dei 200 previsti, ottantenne firma il “no” all’Inps: «Ho la minima da 580 euro, con quell’elemosina rischio di non ottenere più i bonus bollette»
Cividale 5 agosto 2019 renato del torre Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
Cividale 5 agosto 2019 renato del torre Agenzia Petrussi foto Turco Massimo

CIVIDALE Sognava un’integrazione di 200 euro alla pensione minima. Si è invece ritrovato per le mani un assegno di 40 euro che non esita a definire «elemosina». Tanto che Renato Del Torre, 80 anni, residente a Cividale del Friuli, ieri si è recato all’Inps e ha firmato la rinuncia alla Pensione di cittadinanza. La misura nel suo caso rischia infatti di essere un boomerang: a fronte dell’esile assegno, Del Torre teme l’azzeramento dei bonus che già percepisce su acqua, luce e gas che insieme al contributo sull’affitto valgono 100 euro. Se così fosse, alla beffa si aggiungerebbe il danno: a fronte di 40 euro di pensione di cittadinanza si troverebbe a perderne 60.

La contraddizione è subito balzata all’occhio di Del Torre, che non nasconde la delusione. Dopo una vita di lavoro oggi vive con la pensione minima, in un appartamento Ater. «Che lavoro ho fatto in vita mia? Difficile rispondere. Di lavori ne ho fatti ben 16». Non per turismo lavorativo o voglia di cambiare, ma per necessità. «Ho avuto due negozi in centro a Udine, ho lavorato in banca, sono stato nell’esercito e ho fatto il guardiano. Insomma ho sempre lavorato, ma i contributi li ho versati solo per 25 anni». Risultato: 580 euro di pensione. «Percepisco l’assegno minimo e faccio fatica ad arrivare a fine mese. Speravo nell’integrazione promessa dal Governo. Avevo fatto domanda convinto che un aiuto di 200 euro potesse andar bene. Questi soldi non avrebbero risolto i miei problemi, ma sarebbero stati di aiuto», spiega Del Torre che dopo aver presentato tutte le certificazioni necessarie si è ritrovato con un risultato assai lontano da quello promesso dal Governo: 780 euro al mese tra pensione minima e pensione di cittadinanza.

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Considerati i 580 euro di assegno percepito da Del Torre l’integrazione avrebbe dovuto essere, calcolatrice alla mano, di 200 euro esatti. «Mi hanno dato invece solo 40 euro e nessuna spiegazione dall’Inps di come fossero arrivati a detta cifra. Per questa elemosina non avrei neanche perso tempo a fare domanda. Considerato poi il rischio di veder saltare contributi per circa 100 euro mensili, dovuti a bonus gas, luce e acqua e ancora all’aiuto per gli affitti Ater».

La rabbia dell’uomo è palpabile. La pensione di cittadinanza che avrebbe dovuto, stando alle promesse del governo, portare nelle tasche degli over 67 alcune centinaia di euro in aggiunta al trattamento pensionistico minimo per Del Torre si è rivelata un bluff.

L’ennesima delusione dalla politica, sfogata in una lettera inviata al Messaggero Veneto col titolo: “Il pacco della mia pensione di cittadinanza”. Firmato: «Un ottantenne che si astiene giustamente dal votare». Non da ieri. La disillusione di Del Torre per la politica è di lunga data. «Non vado alle urne da 55 anni – dice – nessuno dei politici è degno del mio voto. E a chi mi dice che così non si ottiene niente rispondo: bravi voi che votate, che vi mettete nelle giuste mani, ma forse solo per convenienza. Credo che nel prossimo futuro saremo sempre più numerosi a non andare a votare, sperando di spazzar via questi individui che fanno solo i loro interessi e non quelli invece della povera gente di questo Paese».—


 

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