Pensione anticipata agli esposti amianto
Arriva alla Camera dei deputati il bonus di 5 anni per ogni dieci di lavoro. Coinvolte otto città fra cui Trieste e Monfalcone

Bonaventura Monfalcone-28.04.2017 Cerimonia per le vittime dell'amianto-Panzano-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Manca solo un passo perché i lavoratori esposti all’amianto possano di nuovo ottenere i benefici previdenziali che spettano loro di diritto. La norma che lo consentirebbe, dopo esser stata approvata in commissione, è stata espunta dal maxi emendamento in Senato e i parlamentari triestini sono ora al lavoro perché il governo la ripresenti alla Camera. Fornendola anche della relativa copertura finanziaria. Si tratterebbe di una svolta importante per molte persone: le stime della Cgil parlando di 150-200 persone in provincia di Trieste. Per l’area del Monfalconese, tra le più colpite in Italia e a livello europeo dalle malattie asbestocorrelate e dove l’esposizione al minerale è stata massiccia e prolungata (quattro anni fa dei cantierini ottenero il riconoscimento fino al 1994), al momento pare difficile azzardare una stima.
I benefici in questione sono quelli previsti dalla legge 257 del 1992, che in sostanza consente a chi ha avuto un decennio di esposizione all’amianto di andare in pensione con cinque anni di anticipo. Una misura di sostegno al lavoratore che è venuta meno da tempo, come spiega il segretario della Cgil triestina Michele Piga: «Dal 15 giugno del 2005 non è più possibile esigere questo diritto, anche avendone i titoli, perché è stato bloccato da una legge del governo di allora».
In territori come il nostro, però, l’emergenza amianto è ben lungi dall’essere risolta. Anzi. «Ci sono territori in cui i morti aumentano invece di diminuire. Qui ci sono tanti posti di lavoro, grandi e piccoli, che hanno scoperto l’esposizione troppo tardi per poter fare richiesta – prosegue Piga –. Penso a lavoratori dell’ex Olcese, della Tirso, qualcuno in porto. In questi anni abbiamo raccolto circa 800 nominativi di potenziali interessati. Di questi, secondo noi, fra i 150 e i 200 hanno diritto al beneficio».
Per questo motivo il sindacato triestino ha chiesto, con una lettera aperta ai parlamentari, un’assunzione di responsabilità da parte del territorio. L’appello è stato colto da un gruppo di senatori e si è tradotto in pratica attraverso un emendamento al maxi emendamento alla manovra, discusso nei giorni scorsi al Senato. Tra i proponenti troviamo il senatore triestino Francesco Russo e la senatrice goriziana Laura Fasiolo, entrambi esponenti del Partito democratico.
L’emendamento chiede la riapertura dei termini per la presentazione delle domande all’Inail per essere ammessi alle prestazioni che riconoscono una maggiorazione del periodo contributivo ai fini pensionistici. La norma interessa i lavoratori esposti delle seguenti province: Alessandria, Genova, La Spezia, Gorizia, Trieste, Livorno, Taranto, Pavia. Tutte aree colpite in modo feroce dalla tragedia dell’amianto.
Come anticipato, l’emendamento è stato approvato in commissione ed è arrivato in aula. Qui, però, è stato espunto dal maxi emendamento: la motivazione è la necessità di verificare la copertura finanziaria della misura. Il timore dei tecnici romani è che ci sia un numero altissimo di potenziali beneficiari. Un aspetto che ha fatto torcere il naso a più di qualcuno, visto di solito che i maxi emendamenti alle manovre riservano fondi per le attività più svariate.
Le stime del sindacato, confermate anche dagli uffici tecnici della commissione, collocano attorno ai 30 milioni di euro i fondi necessari alla copertura della misura fino al 2020.
Commenta il senatore Russo: «Il timore della ragioneria era che ci fosse un numero imprecisato di aventi diritto, ma in realtà le cifre non giustificano preoccupazioni. Ora siamo al lavoro con il governo per consentire il ritorno della misura alla Camera, con le coperture adeguate». L’emendamento verrà ripresentato da un gruppo di deputati, ma l’ideale sarebbe che a riproporlo sia il governo stesso, facendo propria l’iniziativa. «Ci stiamo lavorando», chiosa Russo.
L’appello del sindacato è che anche i deputati dei territori interessati si impegnino per assicurare il successo dell’emendamento.
Dice il segretario Piga: «Chiediamo uno sforzo a tutte le formazioni politiche perché venga data una risposta ai tanti lavoratori dei nostri territori. Sarebbe un precedente molto importante».
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