Pensionati in anticipo? Meglio l’ufficio
di Marco Ballico
TRIESTE
Non proprio un boom. Ad aver scelto la “pensione” anticipata in Regione a metà stipendio sono solo 43 persone. Un dipendente su sei, a rigor di numeri, dato che il potenziale toccava quota 256. Insomma, siamo sotto il 17 per cento tra 2011 (30 esoneri volontari) e 2012 (altri 13). Il risparmio complessivo dell’operazione? Circa 2,5 milioni di euro.
La norma della Finanziaria La formula è quella ideata dall’assessore alla Funzione pubblica Andrea Garlatti. La norma, infilata nella Finanziaria regionale 2010, interessa tutti i dipendenti regionali con almeno 35 anni di attività lavorativa alle spalle. Nei 5 anni successivi la Regione si impegna a pagare al lavoratore che accetta di restare a casa sino al raggiungimento della pensione il 50 per cento della busta paga. Uno stipendio, nella maggior parte dei casi, da qualifica D, ma le domande sono giunte anche dalle categorie inferiori.
I dati dell’assessorato
Sin qui, l’aggiornamento è degli uffici dell’assessorato, hanno risposto in 30 nel 2011, mentre altri 13 approfitteranno della proposta nel 2012. Un totale di 43 lavoratori su 256 aventi diritto, circa la metà della stima di un anno fa, quando sembrava che fossero un’ottantina gli interessati all’uscita anticipata da Palazzo. Il motivo? Lo spostamento di alcune decorrenze a causa delle finestre “mobili” introdotte dal ministro Giulio Tremonti: prima un anno, ora altri tre mesi.
La normativa nazionale
E così, in conseguenza delle norme nazionali che hanno pure fatto slittare gli effetti della legislazione regionale, prevista inizialmente solo per il biennio 2010-2011, anche al 2012, più di un dipendente del Friuli Venezia Giulia che avrebbe potuto scegliere l’opzione della Regione ha dovuto fare nuovi conti e rimandare il saluto ai colleghi. Ma l’assessore non resta con le mani in mano, anzi.
Il risparmio preventivato
L’obiettivo annunciato nell’aprile 2010, quando l’assessore Garlatti incassò dalla giunta l’ok alla riforma, era di risparmiare poco meno di 6 milioni di euro con il blocco delle assunzioni per quell’anno, gli interinali dimezzati e il consistente contenimento degli straordinari. Essendo state escluse deroghe per i dipendenti regionali che avessero raggiunto i 65 anni di età o i 40 anni di contributi, ecco l’alternativa per chi invece stava per raggiungere i due tetti massimi: la scorciatoia dell’”esonero”, con ulteriori risparmi per la Regione. Né punizione né premio.
La scelta riorganizzativa
L’obiettivo è di ridurre le spese e riorganizzazione la macchina operativa dell’ente. Il tutto secondo gli indirizzi delineati in Finanziaria 2010 «per portare l’amministrazione regionale – ha spiegato Andrea Garlatti – ad avere una struttura qualificata, più giovane e meno costosa». Tenendo conto di una media di costo individuale per l’amministrazione tra i 40 e i 50mila euro all’anno per i dipendenti che scelgono la fine anticipata del rapporto di lavoro, le casse regionali risparmiano circa il 35 per cento su ciascun “esonero”.
Le cifre destinate a salire
Considerato che la durata media degli esoneri fin qui richiesti è leggermente inferiore a quattro anni ciascuno, fanno ancora sapere gli uffici dell’assessorato al Personale, il risparmio complessivo si colloca sull’ordine di 2,5 milioni di euro. Cifra destinata a salire ulteriormente se, da qui al 15 novembre (data ultima per la presentazione delle domande), altri dipendenti decideranno di optare per l’”esonero volontario”.
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