Pendolare Trieste-Milano? Meglio trasferirmi...

Resta solo un ricordo il viaggio in treno fatto da piccolo, nel ’58, a bordo del meraviglioso Settebello

di FULVIO GORANI. Nel 1958 - avevo sei anni, prima elementare - papà promise che se fossi stato promosso con la media del dieci mi avrebbe portato a Venezia con il treno Rapido. Mantenni l'impegno salvo che per il voto di condotta (nove). Pieno di emozione salii su un treno meraviglioso, il Settebello, era dipinto di grigio e verde e l'ultima carrozza aveva una specie di salotto - il Belvedere - che consentiva una visione a 180° da comode poltroncine. C'erano ancora i vecchi binari, con le giunture. Producevano, al passaggio delle ruote, quel rumore caratteristico che facevamo noi bambini per imitare un treno in corsa. Poco dopo la partenza un cameriere ci portò un caffellatte fumante e panini dolci. A mio padre, anche il Piccolo. Erano gli anni in cui, se dovevi andare a Roma, potevi decidere se viaggiare di giorno o di notte, in un comodo vagone letto o in una accettabile cuccetta. Di giorno potevi scegliere diverse soluzioni. Se eri di fretta, potevi salire sul Rapido che ogni mattina partiva, via Venezia, per la capitale. Comodo, pulito, veloce. Quel giorno di giugno del 1958, quando arrivammo a Venezia Santa Lucia, fu quasi un dispiacere scendere.

Oggi faccio il pendolare tra Trieste e Milano - mia moglie lavora lì, viviamo un po' a Trieste e un po' a Milano - e ogni fine settimana salgo sul Frecciabianca delle 5 per rientrare a Trieste la domenica sera col treno che parte da Milano. Sette anni fa l’andata e ritorno costava 74 euro in prima classe, oggi non ne bastano 90, ma in seconda. Anni fa, a bordo del Cisalpino, società privata svizzera, c'era la carrozza ristorante; oggi puoi mangiare un panino preconfezionato. Per i comuni mortali, neanche a pensarci di raggiungere Milano in aereo; se non prenoti almeno due mesi prima il biglietto costa carissimo. In auto è un delirio: fino al passante di Mestre solo colonne di camion; poi un traffico micidiale su un'autostrada nata vecchia che quando verrà allargata (ma quando?) sarà già troppo stretta.

Se devi andare a Roma in treno, devi cambiare convoglio a Mestre o salire su un improbabile Intercity, di quelli che non arrivano mai e si fermano quasi dappertutto. Dopo aver viaggiato per circa due ore per percorrere 120 km, puoi sostare in una delle più confortevoli stazioni ferroviarie del mondo, dove, se sei una ragazza giovane - è capitato alla figlia di un mio amico - puoi avere la gioia di essere aggredita in pieno giorno. Ma da Mestre, verso l'Italia che produce, quella che i treni li riempie e fa guadagnare le Fs, ecco i treni veri, quelli che ti portano da Milano a Roma in tre ore, internet, giornali e rinfreschi compresi, con i quali puoi decidere di andare a pranzo a Bologna e metterci un'ora, come possono fare i parigini che vanno a Londra passando sotto la Manica, senza doverci impiegare una giornata.

Vista la mia non tenera età, non potendo veder realizzata l’alta velocità, avevo sperato in "Italo", la compagnia ferroviaria privata fondata da Montezemolo. Ma... anche questa si fermerà a Venezia. Non resta che trasferirmi a Milano in pianta stabile.

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