Pelaschier: «Ma ci lascino navigare in pace. Lubiana non ci vuole? Lo dica»
MONFALCONE «Il mare è il luogo più sicuro per evitare i contagi, lasciateci navigare in pace! Bisogna respingere con forza questa legge sulle imbarcazioni che vuole applicare la Slovenia. Se non ci vogliono lo dicano chiaramente. Ma se è così finalmente navigheremo lungo le coste dell’Italia e andremo a Venezia che è tanto più bella e affascinante di Rovigno o Parenzo».
Risponde dopo pochi squilli al telefono Mauro Pelaschier, la sua voce è inconfondibile, la prima domanda spontanea è «Dove si trova ora?» immaginandolo alle prese con il timone della barca in mezzo al mare. «Purtroppo sono a Panzano, alla Svoc» risponde con una risata, ma si sente l’insofferenza nel tono, lui preferirebbe essere ora a veleggiare in mare, intollerante a qualsiasi regola, figurarsi a quelle ultime imposte dalla Slovenia sulle barche.
«Secondo me - aggiunge con una battuta - il primo marinaio sloveno che dà un’occhiata questa legge dirà subito: ma cosa state facendo?». Lui, personaggio mitico della vela, soggetto solo ai comandamenti del mare e del vento, fa sentire il suo fastidio nel commentare questo muro innalzato dagli sloveni... Sul mare! «Questa è la politica che non conosce le leggi del mare - aggiunge - se ho un natante posso andare dovunque entro le sei miglia, ho diritto di circolare in tutta Europa. Se poi mi dicono che l’Europa non esiste...».
Pelaschier mentre parla al telefono ogni tanto viene interrotto da qualche amico, si ferma per salutare, è un continuo. «Comunque ci sono due aspetti - riprende - se ci si riferisce alla Monfalcone Portorose è noto che in regata le leggi non esistono, vale il bando, chi partecipa ha una barca che è iscritta, c’è nome e cognome. E credo che ci sarà un’eccezione per permettere le regate tra Italia e Slovenia. Ma anche per le veleggiate o le crociere: viste le tante lamentele si ravvederanno». Pelaschier è fiducioso: dopo ogni neverino torna il sereno con il sole che risplende sul mare.
«Anche per andare in Croazia devi fare le carte, avere la patente - insiste - e devi anche pagare la tassa e questa non è una buona cosa perchè siamo in Europa. Se proprio vuole fare come il suo vicino, la Slovenia, che ha uno specchio di acque così limitato, istituisca una registrazione. Vai, ti registri e per tutto l’anno puoi navigare. Altrimenti è solo una strategia per raccogliere denaro e rompere le scatole».
Impossibile immaginare legato uno come Pelaschier. «È assurdo limitare la circolazione sul mare - ripete - va contro tutti gli schemi. In Inghilterra o in Francia per andare in mare in barca non serve la patente, basta essere il proprietario e sai che sei responsabile anche penalmente di chi hai a bordo. Stai più attento e navighi in sicurezza. Le altre logiche non coincidono con lo spirito di chi va in mare, io la vedo così. E credo che sia anche questo il pensiero europeo che io immagino libero e vasto come il mare. A rovinare le cose sono i singoli Stati europei quando si inventano nuova burocrazia. Io credo nella libertà di scelta. Lasciateci navigare in pace!». —
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