Pedone ucciso in viale Miramare, i due investitori sono marito e moglie

TRIESTE Questione di minuti e la Polizia locale si sarebbe presentata davanti alla porta di casa: «Signora, ci segua», le avrebbero detto gli agenti. Erano a un passo da lei, perché la macchina, una Peugeot 106 bianca, era già stata individuata e sequestrata in parcheggio. Non aveva proprio più scampo la donna che mercoledì sera alle 23, in viale Miramare, all’altezza dell’incrocio con Roiano, aveva travolto il corpo di un uomo a terra, appena investito da una Vespa. E che ieri mattina ha deciso di costituirsi in Questura: «Sono io».
È una triestina di 81 anni. È lei l’automobilista che se n’era andata dal luogo dell’incidente senza prestare soccorso alla vittima: vittima che si è scoperto essere un clochard che stava attraversando la strada dal giardinetto vicino per raggiungere il marciapiede della pista ciclabile. Si tratta di un triestino, di cui i vigili hanno fornito solo le iniziali: M.G.
È stato dapprima lo scooter a centrare l’uomo. Poi è arrivata la Peugeot che l’ha trascinato per un breve tratto. La donna si è fermata, è scesa dalla vettura per guardare, è risalita e ha proseguito. Non ha assistito quel poveraccio sull’asfalto che sarebbe morto di lì a poco in ospedale, ma nemmeno il marito. Già, perché il conducente della Vespa che aveva colpito il senzatetto scagliandolo sull’asfalto, come si è scoperto in serata, era proprio il marito.
Entrambi ottantunenni, i coniugi percorrevano a distanza ravvicinata viale Miramare. Lui, L.C, in sella. Lei, C. S., al volante. Entrambi sono indagati per lesioni e omicidio colposo, ma sull’anziana pesa pure l’accusa di omissione di soccorso. Al medico legale il compito di accertare chi ha provocato la morte del clochard.
Il cerchio si è chiuso ieri. La Polizia locale è riuscita a risalire alla Peugeot 106, e dunque alla conducente, grazie a due particolari dell’auto: il tettuccio nero apribile e gli specchietti retrovisori, anche questi neri. Sono stati quei dettagli, gli unici davvero identificabili dall’occhio lungo della telecamera installata in viale Miramare, a incastrare la donna. Non la targa difficilmente leggibile da un’immagine registrata. Dal marchio dell’automobile, insieme all’inconfondibile tettuccio e agli specchietti neri, la ricerca nelle concessionarie non è stata troppo complicata. Gli autosaloni hanno fornito la lista delle vendite di quel modello e, nel giro di poche ore, è stato possibile rintracciare targa e proprietario. Qualche segno sulla vettura, compatibile con l’incidente, deve aver confermato i sospetti degli agenti.
L’ottantunenne, con la macchina ormai sotto sequestro, si è presentata da un legale, l’avvocato William Crivellari. Assieme si sono recati in Questura: «Sono io la persona che stanno cercando, sono quella di viale Miramare...». Gli investigatori, dopo aver informato il pm Massimo De Bortoli, titolare del fascicolo, l’hanno invitata a presentarsi spontaneamente al reparto motorizzato della Polizia locale. E lì, attorno alle 11, C.S. è stata interrogata. «Non è vero - questa la sua versione - che sono fuggita dopo l’incidente». L’anziana ha spiegato che è scesa dalla sua Peugeot bianca e poi è andata a vedere cosa era successo: «Ho chiesto se qualcuno aveva chiamato il 118 per soccorrere quella persona. Stavo tornando a casa. Non volevo scappare, non sono fuggita. Mi sono accertata che arrivasse l’ambulanza, altro non potevo fare».
La donna si sarebbe resa conto dell’accaduto solo dopo aver letto il giornale. A quel punto, consigliata dai familiari, si è rivolta all’avvocato. Non si sarebbe quindi accorta nemmeno del marito, anche lui dolorante a terra. La dinamica, ora al vaglio degli inquirenti, è stata ricostruita dalle testimonianze di alcuni presenti e forse anche dall’aiuto di un’altra telecamera, nei pressi dell’incrocio con Roiano. Un occhio che potrebbe aver ripreso l’intera scena: il clochard che attraversa la strada, la Vespa che lo investe e la donna, subito dietro, che lo travolge trascinandolo per qualche metro. Lei che si ferma, controlla, e poi risale continuando verso casa. Davvero non si è resa conto dell’accaduto? Choccata, piena di paura, non ha avuto il coraggio di assistere la vittima? Del senzatetto si sa poco. Nel giardinetto accanto, da dove si è mosso poco prima di essere investito, sono stati trovati alcuni cartoni di vino.
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