Pedone investito in via Giulia a Trieste, l’auto pirata riconosciuta da due testimoni
TRIESTE Dice di non saperne nulla, di non essere stato lui. Eppure ha il parabrezza danneggiato e altri segni nella parte anteriore dell’auto che la Polizia scientifica sta ora analizzando a fondo. Chi ha sentito la deposizione del cinquantenne (non quarantacinquenne, come emerso in precedenza) accusato di aver travolto il pedone che venerdì notte, all’una, stava attraversando la strada sulle strisce di via Giulia all’incrocio con via Margherita e di essere fuggito senza prestare soccorso, è rimasto sorpreso dalla «freddezza» e dal «distacco» con cui l’indagato ha risposto alle domande degli investigatori. Come se la cosa non lo riguardasse in nessun modo. «Non ne so niente», ha insistito lui.
La persona investita, un cinquantasettenne originario di Udine ma residente a Trieste (Andrea A. il suo nome), è in gravi condizioni. Ha fatto un volo di tredici metri sull’asfalto e ora è ricoverato in coma nel reparto di Rianimazione di Cattinara.
Il pirata della strada era a bordo di una Kia Picanto giallo-oro, che la municipale ha trovato posteggiata quella stessa notte a un chilometro dal punto dell’investimento: nei pressi di piazzale Gioberti a San Giovanni. Ma ora spuntano anche due testimoni.
Le testimonianze chiave
La Polizia locale, che quella notte ha avviato immediatamente le indagini proprio per risalire subito al colpevole, ha raccolto molti elementi probatori in grado di inchiodare il sospettato. Le immagini delle telecamere, innanzitutto: quelle installate in via Giulia collegate con la centrale operativa della municipale e quelle della caserma della Guardia di finanza situata poche centina di metri dal luogo dell’incidente. Dai video si vede il passaggio dell’utilitaria e pure la targa. C’è di più. La Kia Picanto, con quell’inconfondibile colore giallo-oro, è stata riconosciuta da due testimoni. Il primo: un automobilista che venerdì notte, all’una, procedeva in via Giulia a non molta distanza dalla Kia. L’ha notata davanti a sé e poi si è accorto della presenza di un corpo disteso sull’asfalto vicino alle strisce pedonali all’altezza di via Margherita. Si è fermato e ha chiamato i soccorsi. Sentito dagli agenti, è stato in grado di descrivere la vettura con quel colore particolare. La Polizia locale ha poi raccolto la testimonianza di un’altra persona che ha visto transitare l’utilitaria gialla.
La fuga e il rintraccio
L’automobilista pirata non si è fermato. Ha proseguito e, raggiunto piazzale Gioberti, ha posteggiato e si è incamminato a casa. Durante la notte, grazie alle indicazioni dei testimoni e la visione delle telecamere, la Polizia locale ha trovato la vettura; è stata rimossa e sequestrata. I segni di un impatto erano evidenti sul parabrezza e sulla parte anteriore. La Scientifica li sta analizzando.
L’interrogatorio
L’uomo, operaio cinquantenne residente a Trieste, è stato rintracciato nella sua abitazione a San Giovanni alle 6.30 del mattino. Gli agenti della Polizia locale lo hanno portato nella caserma di via Revoltella per l’identificazione e per le procedure di rito, tra cui la possibilità di rendere dichiarazioni spontanee. Ha negato. Come accertato dalla Polizia locale, la vettura non è di sua proprietà: ma della fidanzata che, quella notte, era fuori Trieste (lavora in una località balenare); è stata lei a fornire indicazioni per individuare il compagno, al quale aveva prestato la macchina.
L’indagine
Sul caso indaga il pm Pietro Montrone. Il cinquantenne è accusato di lesioni aggravate e omissione di soccorso. L’arresto sarebbe stato possibile in caso di flagranza, a maggior ragione con un eventuale stato di ebbrezza (l’uomo ha un precedente per guida in condizioni di alterazione). Un accertamento, questo, che non è stato eseguito visto che erano trascorse circa cinque ore dall’incidente a quando il sospettato è stato rintracciato a casa. Un esame del genere sarebbe stato inutile per determinare in modo preciso il tasso alcolemico al momento dell’investimento. —
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