Pediatra malata di Tbc a Trieste, parte il doppio esposto
Segnalazioni in Procura firmate dal leghista Fedriga e da Federconsumatori. L’associazione ipotizza risarcimenti per i genitori dei bambini coinvolti
Un centro vaccinazioni dell'azienda sanitaria a Trieste (Foto di Francesco Bruni)
TRIESTE Dagli ambulatori medici alle aule di tribunale. Il caso della pediatra malata di tubercolosi che vaccinava i bambini rischia di trasformarsi in un’enorme battaglia giudiziaria. Sono almeno due gli esposti che la prossima settimana approderanno in Procura a Trieste: quello del capogruppo della Lega Nord Massimiliano Fedriga che, oltre a un'interrogazione parlamentare, sta preparando il ricorso alla magistratura per fare chiarezza su come l'Asuits ha gestito l'intera vicenda.
Ma come già annunciato in queste ore si sta attivando pure la Federconsumatori, che ha già raccolto centinaia di segnalazioni e proteste da parte delle famiglie dei 3.500 bimbi sottoposti ai controlli e alla profilassi anti-Tbc. L'associazione, che a sua volta presenterà un esposto in Procura, non esclude la possibilità di ottenere risarcimenti per i genitori coinvolti. Tradotto: danni morali per l'allarmismo che si è diffuso a Trieste dopo quanto avvenuto, per il disagio arrecato agli interessati e per eventuali conseguenze per la salute dei bimbi, qualora i test portassero a galla contagi.
L’intera questione, che sul piano sanitario dovrebbe concludersi nel giro di dodici settimane, sta dunque prendendo anche un'altra piega. «Siamo stati subissati da chiamate di persone che ci chiedono come agire per tutelarsi - spiega la presidente di Federconsumatori Fvg, Barbara Puschiasis -. Finora abbiamo fatto una prima verifica della normativa in materia, da cui sembrerebbe risultare un’inefficienza nelle precauzioni prese. Risulta, in sostanza, che manca un piano di controlli adeguato».
Tradotto: i medici che lavorano in convenzione con il sistema sanitario - questa era la posizione della pediatra ammalata - non sarebbero sottoposti a visite ed esami. «Temiamo che in effetti sia così - rileva la presidente - ed è per questo motivo che abbiamo appena sollecitato la Regione a fornire chiarimenti su quanto ha posto in essere. Comunque dai documenti analizzati finora, è emerso che per i convenzionati non esiste un piano di controlli sanitari. Che invece c'è per il personale dipendente. È ciò che ci risulta al momento».
Tutti dubbi che l'associazione intende dissipare sia con l'esposto in Procura sia con il pressing sulla giunta regionale. «Il meccanismo non è ancora chiaro - puntualizza Puschiasis - bisogna analizzare documenti e norme. Ci appare abbastanza chiaro, intanto, che i medici strutturati sono oggetto di esami periodici, mentre pare che quelli esterni no. Per ora però è bene usare il condizionale perché l’attività di verifica non è conclusa. Comunque - insiste - è evidente che un professionista esterno che presta il proprio servizio all'interno di una struttura organizzata di tipo pubblico è equiparato al dipendente. Questo lo dice la legge 81 sulla sicurezza nei posti di lavoro».
Ma su cosa potranno appigliarsi i genitori che intendono farsi avanti? «Innanzitutto va detto che il fatto ha creato un allarme sociale di non poco conto - evidenzia la responsabile di Federconsumatori Fvg - a cui va aggiunto il danno morale per la preoccupazione e i disagi arrecati alle famiglie. E poi potremo avere casi in cui la salute è messa in pericolo davvero, cioè bambini contagiati: se ciò si dovesse effettivamente verificare - annuncia l’associazione - si potranno domandare risarcimenti per il danno biologico e quant’altro ne può discendere. Ma - ribadisce - il disagio sopportato da tutte quelle famiglie lo dobbiamo di certo mettere in conto. Andrà quantificato e monetizzato». Chi pagherà, eventualmente? «Si profila una responsabilità solidale, quindi più soggetti chiamati a rispondere, tra l'Azienda e il medico coinvolto che operava in convenzione all'interno delle strutture sanitarie».
A sentire la Federconsumatori potrebbe presto partire una valanghe di cause singole. O, se il procedimento penale dovesse proseguire, una costituzione di parte civile. «Prima di tutto vogliamo trovare una soluzione per le persone - osserva la presidente - poi vediamo cosa fare. Non stiamo raccogliendo mandati per fare cause, ma stiamo lavorando per consentire che vengano accertate le rispettive responsabilità. Poi saranno le famiglie a decidere». Anche la Codacons si sta muovendo: l'associazione ha già garantito assistenza legale e, in caso di bambini ammalati, l'avvio di azioni risarcitorie nei confronti dei vertici sanitari.
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