Pediatra malata, attesa la perizia

Il giudice deve esprimersi sulla consulenza “terza” chiesta da alcuni genitori
Di Gianpaolo Sarti
Un bambino viene vaccinato, in una immagine di archivio. ANSA/VALDRIN XHEMAJ/DRN
Un bambino viene vaccinato, in una immagine di archivio. ANSA/VALDRIN XHEMAJ/DRN

La città è alle prese con una nuova emergenza Tbc, ma l’altro caso, quello dello scorso autunno dei bambini avvicinati dalla pediatra ammalata, è tutt’ora in piedi. Almeno sul fronte giudiziario.

Dovrebbe uscire a breve la bozza della perizia del “Collegio peritale” di Treviso, ordinata dal Tribunale sulla base del ricorso presentato contro l’Azienda sanitaria universitaria integrata. Un ricorso per “istruzione preventiva con facoltà di conciliazione”, questa la denominazione esatta dell’intera procedura attualmente in corso. Un’offensiva scattata per mano delle famiglie dei nove bimbi coinvolti. Sarà un’équipe di esperti composta da un medico legale, uno specialista di malattie infettive e una pediatra a valutare eventuali responsabilità di quanto accaduto nei mesi scorsi e l’efficacia della campagna messa in atto dall’Asuits. Vale a dire i test sui 3.490 bambini contattati dal Dipartimento di prevenzione, il “Mantoux” insomma, e le terapie attivate: i medicinali potevano in qualche modo debilitare i pazienti? E in che misura? Interrogativi di non poco conto, tanto più se si considera che tra i bimbi presi in esame alcuni non avevano ancora superato la fase di allattamento.

Il ricorso, depositato a novembre, assegnava sessanta giorni di tempo alla commissione per esprimersi. Siamo oltre, ormai. Il documento, preparato dall’avvocato Fulvio Vida per conto dei genitori, in particolare fa riferimento alle controindicazioni legate alla somministrazione profilattica del medicinale Isonazide Nicozid. L’Azienda, questa l’accusa, avrebbe «omesso di comunicare, per motivi che non si conoscono ma che si deducono, la completezza degli effetti collaterali che la terapia profilattica con il medicinale Isonazide Nicozid rischia di provocare ai minori che vi si sottopongono, come invece indicato nel foglietto illustrativo del farmaco stesso».

Il quesito, formulato dal presidente del Tribunale Matteo Trotta, è comunque piuttosto complesso; ma in buona sostanza mira a verificare i pericoli sanitari dell’intera vicenda e la validità di quanto somministrato ai bimbi. «Si punta a una conciliazione delle parti dal punto di vista dell’indennizzo- spiega l’avvocato Fulvio Vida - anche perché per due dei soggetti esaminati si è trattato di un contagio conclamato». Nelle ultime settimane, da quanto si è saputo, un bambino avrebbe accusato un problema allergico a causa degli antibiotici somministrati. «Il ricorso dei genitori - precisa l’avvocato - riguarda eventuali danni sui figli - visto che per scopi precauzionali sono stati dati i medicinali. Tra l’altro, come noto, un bambino era risultato positivo, mentre per un altro si è verificata un’infezione conclamata». Tecnicamente, come detto, la bozza della perizia non è stata ancora depositata, ma dovrebbe essere imminente. «Noi faremo le nostre osservazioni - puntualizza Vida - anche perché l’obiettivo è arrivare proprio a una conciliazione tra le parti. Detto per inciso si deve capire quanto l’Azienda sanitaria universitaria integrata è disposta a corrispondere per la vicenda». Nel caso non si arrivasse a una conciliazione, l’avvocato giocherà un’altra carta, quella della causa. «Abbiamo le prove provate per continuare - spiega Vida- ma intanto aspettiamo la perizia, che uscirà a breve. Staremo a vedere, noi comunque siamo pronti e non ci fermiamo di certo».

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