Pdl, Gottardo striglia i camberiani Ma Tondo "balla" sulle circoscrizioni
Il governatore minimizza: "Pareri diversi sul sindaco ma io non cambio idea". Ma intanto i i "ribelli" rifiutano i tagli ai parlamentini proposti da Galasso
Camber, Bucci, Marini e Tononi
TRIESTE
Isidoro Gottardo alza le barricate a difesa di Renzo Tondo. E richiama all’ordine il Pdl triestino, che accusa il presidente di «ingerenze» sul candidato sindaco di Trieste. Il coordinatore regionale del partito berlusconiano, in risposta all’ultimatum via e-email di Maurizio Bucci, Piero Camber, Bruno Marini e Piero Tononi rileva che Tondo «ha sempre lavorato, più di ogni altro, per l’interesse della città e della regione».
IL RICHIAMO
Tondo preferisce parlare di «pareri diversi», non di «ultimatum». Ma non cambia idea: «Rimango del mio». Gottardo è più esplicito: «Non credo che l’intento dei consiglieri triestini fosse accusatorio. Lo fosse, sarebbe inaccettabile». Il messaggio è chiarissimo: il presidente della Regione non può essere estraneo alla ricerca della miglior soluzione per riconquistare Trieste. «È del tutto evidente che da governatore ha il diritto-dovere di esprimere la sua opinione su fatti e decisioni che hanno una rilevanza politica non confinata alla sola città».
L’APPELLO
Logiche campanilistiche? «Inaccettabili», riassume Gottardo. Che conclude: «Il coordinamento regionale non intende prevaricare il diritto degli organi locali di esprimere un’opinione, ma nemmeno abdicare alle prerogative statutarie». Da qui l’estremo appello al «senso di responsabilità dovuto al partito e alla coalizione, nell’interesse della città a essere governata secondo principi, valori e programmi coerenti con quelli del centrodestra regionale».
L’ERRORE
Anche Daniele Galasso, il capogruppo, non porge l’altra guancia al Pdl triestino. E ne sottolinea, di fronte all’ipotesi di «rappresaglie» in aula, «l’errore di mescolare due argomenti che non c’entrano: la scelta del candidato sindaco e l’attività amministrativa». Preoccupato? «Come sempre quando si litiga». Galasso del resto sa che la prima partita con il Pdl diviso sarà quella giocata, già domani, sulle circoscrizioni.
LA PROPOSTA
La maggioranza intende salvare i parlamentini locali, cancellati a livello nazionale e già scomparsi a Udine dal 2008. Ma è sul ”come” salvarli che il Pdl non trova l’accordo. E, pure su questo, è Trieste che non condivide la proposta del capogruppo. Galasso vorrebbe usare l’accetta senza troppe precauzioni, sia sulle poltrone (da tagliare del 50%) sia sui compensi (40 euro per i presidenti, che oggi percepiscono l’80% dell’indennità di un assessore, 20 per i consiglieri, meno della metà dei 52 in vigore). «Riconosciuta l’importanza partecipativa di questi organismi, li manteniamo - spiega - ma dovrà essere una scelta del Comune e non un’imposizione. Servirà una delibera di recepimento da parte delle amministrazioni locali».
LA CONTROPROPOSTA
Piero Camber ribatte però che a Trieste «le circoscrizioni sono una cosa seria, impongono un lavoro di non poco conto soprattutto lì dove insistono su 50mila abitanti». E formula una controproposta legata al rapporto con la popolazione: nelle circoscrizioni più grandi spazio a 20 consiglieri, con un gettone da 30 euro (il 30% di quello di un consigliere comunale), da aumentare a 100 per il presidente. «Chi vuole tagliare di più non conosce la realtà» insiste Camber, deciso a far valere l’ultimatum a Tondo sin da domani: «Non molleremo, tenendo anche conto che stiamo parlando di tetto massimo di spesa e che ogni Comune sarà libero di autodeterminarsi». LE
DIVISIONI
Gli alleati? Divisi pure loro. Edoardo Sasco, che chiede «lealtà» al partito di maggioranza, sta più con Camber che con Galasso. Danilo Narduzzi apre invece solo ai tagli secchi del capogruppo pidiellino. E poi c’è il gruppo Misto con Alessia Rosolen che la pensa in maniera totalmente diversa: «Voterò no al colpo di mano. Chi difende le circoscrizioni difende la casta».
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