Pdl, a Trieste confermati Savino e Tononi ma spunta il virus “secessionista”

Polemiche per un inaspettato ordine del giorno presentato dalla coordinatrice e Marini sulla divisione della regione in due territori: Gottardo si arrabbia. Successo di partecipazione
Foto BRUNI TRieste 04.03.12 Congresso Provinciale PdL
Foto BRUNI TRieste 04.03.12 Congresso Provinciale PdL

 

Un trattino che torna d’attualità. Un tempo separava il Friuli- Venezia Giulia. La Regione, con legge costituzionale, l’ha cancellato qualche fanno fa. Un trattino sufficiente a buttare per aria «un congresso unitario, partecipato e ricco di contenuti» (parola di Sandra Savino, coordinatrice provinciale del Pdl riconfermata con oltre 900 voti assieme al vice coordinatore Piero Tononi). Un congresso noioso per la cronaca politica se non fosse per un odg presentato dalla Savino in coppia con Bruno Marini, consigliere regionale. Il documento (approvato con sole tre astensioni) prevede la divisione della Regione in due provincie: il Friuli e la Venezia Giulia. Un odg che sembra scritto di pugno da Pietro Fontanini, presidente della Provincia di Udine e segretario regionale del Carroccio. Due aree geografiche distinte: un’area giuliana (Trieste e Gorizia) e una friulana (Udine e Pordenone). Il verbo leghista fa breccia nel Pdl triestino tanto da far sobbalzare il coordinatore regionale Isidoro Gottardo che, al quarto congresso provinciale in pochi giorni, sperava in una tranquilla domenica. Non ha gradito l’ordine del giorno che, buttando a mare l’area metropolitana, impegna il partito triestino a cancellare Pordenone, la sua provincia di origine. «Non è questa la linea del partito. Noi difendiamo le identità provinciali. Non esiste. Non siamo il partito di Fontanini» attacca Gottardo. E lo scontro con la Savino esplode quasi platealmente. I tre astenuti sono di peso: i consiglieri regionali Piero Camber e Maurizio Bucci, e il capogruppo comunale Everest Bertoli. «Non abbiamo mai parlato di questo nel parito - spiega Camber -. È un questione che va approfondita». Marini, che ha affrortato l’intera giornata congressuale con solo una brioche sullo stomaco, conferma la lite furibonda. La Savino glissa sulla “secessione” regionale. «Non è un dogma - dice -. Vogliamo semplicemente unire Trieste e Gorizia». Il coordinatore regionale accetta il chiarimento, ma tiene alta la guardia. «Mi hanno detto che è solo una questione culturale» dichiara. Non ha apprezzato la forzatura triestina e si vendica poco dopo sui numeri congresso più gremito e affollato della regione» (secondo i vertici triestini). «Una continua processione di gente per votare (921 alla fine, il 61,32%, ndr). Nelle altre tre provincie non è stato così» gongola Marini. Sarà vero? «A Udine c’era più gente» precisa Gottardo.

Resta comunque un congresso da incorniciare. Una Sala Oceania piena come si è visto di rado ultimamente. La soddisfazione del senatore Gaetano Quagliarello mandato da Roma a presiedere il congresso che ha benedetto il congresso trietino guadagnandosi un pranzo in un agriturismo del Carso, un rifornimento di olio di oliva a Olio Capitale e due libri dal senatore Giulia Camber (“Discorso di un triestino agli italiani” di Cecovini e “Al Tramonto” di monsignor Santin). «Una sala così gremita di persone è la dimostrazione che il Pdl non è un partito di plastica» certifica il senatore. Plastica non riciclabile. Il nuovo coordiamento non riserva grandi sorprese. La lista bloccata ha garantito l’elezione di Angela Brandi, Viviana Carboni, Bruno Eva, Adriana Frappi Poldini Carboneri, Tiziana Giacobelli, Paris Lippi, Piergiorgio Liuccarini, Giorgio Maranzana, Livio Maraspin, Antonio Perossa, Rita Rapotez, Giorgio Ret, Fulvio Sluga, Denis Zigante, Mauro Zinnanti. Hanno superato, invece, l’esame del voto Benedetta Bombacigno Nordio, Maurizio Bucci, Piero Camber, Massimiliano Davoli, Manuela Declich, Fabio Dominicini, Sergio Dressi, Pietro Genna, Claudio Giacomelli, Michele Invernizzi, Maurizio Marzi, Paolo Prodan, Paolo Rovis, Gianni Russo e Marco Vascotto. Non ci sono però molti degli ingressi dati per certi alla vigilia come quelli di Claudio Grizon e Massimo Romita. Non c’è posto nel coordinamento del partito per il consigliere provinciale e candidato sindaco di Duino Aurisina. Fuori della porta restano anche i giovani Marco Gombacci e Giuliano De Vita. Cresceranno in libertà.

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