Pd, Moretton avverte la Serracchiani: la mia lista è più forte
"Non basta gridare al nuovismo per essere condivisi". Così Gianfranco Moretton al neosegretario del Pd (foto). Il capogruppo annuncia a Debora Serracchiani "una strada piena di difficoltà"
Rosato: 'Bersani si sforzi per rinnovare'
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TRIESTE
Ha fatto subito pesare i voti: «La nostra lista ne ha presi 3400 in più di quella di Debora Serracchiani». Ma non è finita: «Non basta gridare al nuovismo per essere condivisi». Non è il solo avvertimento di Gianfranco Moretton al neosegretario del Pd. Il capogruppo annuncia anzi alla Serracchiani «una strada piena di difficoltà». Moretton, tra l'altro, è tra i 20 rappresentanti del Friuli Venezia Giulia all'assemblea nazionale del Pd. Con lui, per la mozione Franceschini, ci sono Palmina Mian, Franco Iacop, Elisa Giulia De Sabbata (Udine), Franco Brussa, Giuseppe Cingolani, Valentina Manin (Trieste-Gorizia), Giorgio Zanin (Pordenone). I nomi per la mozione Bersani sono invece quelli di Carlo Pegorer, Annamaria Menosso, Daniele Cortolezzis, Ilaria Celledoni (Udine), Silvia Altran, Roberto Cosolini, Tamara Blazina (Gorizia-Trieste), Lodovico Sonego e Renata Bagattin (Pordenone). Infine, per la mozione Marino, Massimo Brianese (Udine), Stefen Cok (Trieste-Gorizia), Matteo Cornacchia (Pordenone).
Moretton, la Serracchiani ha vinto ma perde vari punti rispetto al voto dei circoli. Perché?
È una vittoria sua come della squadra che l'ha sostenuta. Le primarie, ancora una volta, hanno dimostrato dinamiche diverse perché più libere rispetto al voto degli iscritti.
Quella della lista dell'"esperienza" è stata una prova di forza?
No, solo il segnale di un forte radicamento sul territorio, di stima nei confronti di dirigenti che operano da anni a favore della comunità. Ma anche la conferma che non basta gridare al nuovismo per essere condivisi.
Quindi il segretario dovrà fare i conti con voi?
È solo auspicabile che capisca le ragioni di tutti e sappia fare una sintesi per l'unico obiettivo di far crescere qualitativamente ed elettoralmente il Pd.
I seggi della Serracchiani in assemblea regionale sono 62 contro i 58 di Martines e Carloni. Che succederà?
Va ricercato un equilibrio capace di dare forte unità d'azione al partito, escludendo gli unanimismi che fanno male al dibattito interno.
Serve un vicesegretario?
È una scelta che la Serracchiani potrà fare quando avrà valutato la sua disponibilità di tempo visti gli impegni a Bruxelles.
Se glielo proponesse?
Preferisco svolgere bene il compito di capogruppo.
Toccherà invece a Martines fare il vice?
Non mi sembra logico che il vice sia il rappresentante della lista concorrente, così come non mi sembra logico conclamare ripetutamente l'unità del partito se a monte non c'è un'intesa chiara e inequivocabile su dove portare il Pd, quale progetto costruire per la Regione, quale programma definire per i cittadini e, soprattutto, quali alleanze mettere in pista.
In pochi mesi la Serracchiani ha sbaragliato il campo anche grazie al web. Che cosa ne pensa la "vecchia" scuola politica?
È il segno del cambiamento della società, governata anche dai media e dall'informatica moderna, strumenti che possono aiutare a trovarsi in un attimo al centro della scena politica. Ma questo è solo un inizio. Il resto sarà una strada piena di difficoltà e problematiche da risolvere.
Frapposte anche dalle correnti interne?
A determinare la crescita del segretario saranno il merito dimostrato sul campo e la concorrenza.
Concorrenza anche per le regionali del 2013?
Sicuramente sì. Da statuto, del resto, ci saranno le primarie anche in quell'occasione.
Un pregio e un difetto della Serracchiani?
Ha avuto coraggio, da europarlamentare, di assumersi l'onere gravoso di fare il segretario regionale. Il difetto è quello di dare troppi voti agli altri.
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