Pd e M5s a testa bassa contro Dipiazza: «Solo annunci e scuse per i fallimenti»
Critiche anche da Iv e Trieste Adesso: «Per lui il Covid è un incidente di percorso»
I due sfidanti alle amministrative 2021, Francesco Russo (a sinistra) e Roberto Dipiazza
TRIESTE Francesco Russo non lo attacca frontalmente, ma lo archivia come il passato. Il Pd lo accusa di immobilismo e il M5s lo critica per non aver fatto niente sulla chiusura della Ferriera. L’intervista di fine anno di Roberto Dipiazza accende la miccia della campagna elettorale e il sindaco uscente ottiene allora l’ormai aperto sostegno di Fdi al suo quarto mandato.
«Rispetto Dipiazza – commenta Russo – per il percorso di questi 25 anni: chi in passato lo ha sottovalutato ha fatto un grosso errore. Io, però, amo le sfide difficili: quando da senatore confidai che avrei provato a sdemanializzare Porto vecchio, mi dissero che non ce l’avrei fatta al primo mandato. E invece...». Il candidato del centrosinistra è ormai in campo e ha pure inviato a Dipiazza il suo libro-manifesto. Una provocazione: «All’interno ci sono temi che so essere cari a Dipiazza e che avremmo potuto sviluppare insieme se, come mi ha più volte confidato, la sua coalizione non avesse posto un veto sulla mia persona».
Poi la stoccata: «Spero che nei prossimi mesi sia possibile confrontarsi sul futuro. Ai cittadini non interessa sapere di quando lui ha battuto Rossetti nel 1996, ma di come sarà Trieste nel 2036. Trieste è una città bellissima, ma non vive un “momento magico” da 50 anni: in mezzo secolo ha perso 80 mila abitanti ed è ai primi posti in Italia per emigrazione di giovani. I prossimi anni saranno difficili per le conseguenze del Covid e decisivi, perché senza soluzioni efficaci la nostra città è destinata a spegnersi. Mi piacerebbe parlare non di singoli interventi, come ristrutturare un edificio o asfaltare una strada, ma di un piano di sviluppo a lungo termine. Così fanno le città più dinamiche in Europa: Barcellona, Copenaghen, Berlino e Milano».
La segretaria dem Laura Famulari al fioretto preferisce la sciabola: «Questa brutta crisi può essere l’occasione in cui la città cambia e inizia una nuova stagione. Ma è impossibile che Trieste risorga con Dipiazza. Ha ignorato il Covid senza occuparsi dei nostri anziani, è in ritardo dalla galleria di piazza Foraggi alla società di gestione per Porto vecchio. Col solo turismo non si cresce, ma continua a pensare a opere da decine di milioni in funzione del turismo. E l’unica fabbrica di cui si ricorda Dipiazza risale a 25 anni fa: mai una parola su quelle oggi in crisi. Quali sono le nuove industrie e i nuovi posti di lavoro? Chiusa l’area a caldo della Ferriera senza merito, dopo che il centrosinistra ha creato le condizioni favorevoli al percorso di riconversione, per Dipiazza economia e occupazione non sono priorità».
Il grillino Paolo Menis definisce le parole del sindaco «dichiarazioni da politico pavido, che si appropria di successi non suoi e scarica sugli altri i fallimenti. La Ferriera l’avrebbe chiusa lui? Che faccia di palta, dopo che son passati vent’anni dalle sue prime promesse sul tema. Dipiazza non ha mai avuto il coraggio di emanare mezza ordinanza per salvaguardare la salute dei cittadini: l’unico a cui va riconosciuto il merito di aver riconvertito l’area in meno di un anno è il ministro Stefano Patuanelli. È scandaloso poi un sindaco che se ne frega delle condizioni dei lavoratori delle cooperative. Né fa autocritica per i continui annunci sulla ripartenza del tram, sulla galleria di Montebello e su Roiano, lasciando inoltre la città senza progetti realistici su mobilità urbana e gestione dei rifiuti».
Una mano la tende invece da destra Claudio Giacomelli, precisando che «Fdi non ha mai detto di no a Dipiazza, anche se ci pare presto per iniziare la campagna elettorale, perché servirebbe un Comune unito davanti al Covid. Confermo che ci siamo incontrati per parlare di futuro della città. A gennaio faremo un incontro con la direzione del partito come nel 2016. Saremo alleati? Beh, l’incontro con Russo non lo facciamo: vediamo di trovare una convergenza sulla Trieste dei prossimi dieci anni».
Strali arrivano infine da Italia viva e Adesso Trieste. Per la renziana Antonella Grim, «dall’intervista sembra che il Covid, com’è arrivato, così andrà via. Non possiamo illudere i nostri concittadini: servirà un’altra velocità che vada oltre il pressapochismo di questa giunta, tra cantieri in attesa e annunciti». Il civico Riccardo Laterza ironizza: «Dipiazza aspira a “tornare al 2019”: è il desiderio di un’amministrazione fuori dalla realtà, che considera la pandemia un piccolo incidente di percorso. È invece necessario tradurre le difficoltà di questo periodo in opportunità per cambiare la città, con un nuovo modello economico, un contrasto alla crisi ambientale e più coinvolgimento della cittadinanza».—
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