«Pazienti in stato vegetativo lasciati soli»
Mentre a Udine sono iniziate le riprese del film di Marco Bellocchio ispirato alla vicenda di Eluana Englaro, da Gorizia rimbomba forte un appello pro-vita, pro life. «Nell’Isontino servono strutture per i pazienti in stato vegetativo. Ce ne sono una decina e forse anche di più nella nostra provincia e le famiglie sono lasciate sole. Non tutti vogliono staccare la spina».
A prendere posizione è Nadia Scotti, presidente dell’associazione “Oltre... per ri-vivere” e madre di Marzio Rizzatto, ridotto allo stato vegetativo dal 26 dicembre 2005 quando venne colpito da un gravissimo infarto. Il suo è un toccante sfogo. «Mi costa sempre molta fatica esporre il mio dramma, ma ho la ferma convinzione che sia necessario far emergere dal cono d’ombra il problema dei malati in stato vegetativo, di sensibilizzare l’opinione pubblica, di far sentire le loro voci. Prima di tutto sono la mamma di Marzio, in stato vegetativo permanente dal 2005: respira, reagisce al dolore, mi guarda, allunga un dito per salutarmi e... forse vorrebbe anche dirmi qualcosa. Questo mio figlio è uno dei circa 100 e più casi che ci sono nella nostra regione. Le loro voci - spiega Nadia Scotti - si perdono nel silenzio più assordante nei reparti “posticci” di alcune Aziende sanitarie o nelle stanze di costose e, il più delle volte, inadeguate case di cura private o nelle loro case tra la disperazione dei familiari o, forse di loro stessi, dato che nessun medico, anche fra quelli più illustri consultati, si è sentito di garantire che non vi sia, in quelle menti, una forma di coscienza, prigionieri del corpo, ma forse con il cervello, in qualche modo, vigile. Questa è una tragedia tremenda, inaspettata che nessuno è in grado di capire se non la prova. È uno tsunami che ti travolge, che scardina le certezze di una vita, le speranze di una famiglia e più il tempo passa, consolida la sfiducia nello Stato, nelle istituzioni: sai di contare solo su te stesso».
Nadia Scotti ricorda che «gli articoli 32 e 38 della Costituzione italiana garantiscono pari dignità di tutti gli essere umani, l’inviolabilità dei diritti fondamentali primo, fra i quali, è la vita e il diritto alla salute. In particolare il secondo comma dell’art. 38 sancisce il diritto a essere curati con mezzi adeguati alle esigenze di vita. A questo compito devono provvedere organi o istituzioni predisposti o integrati dallo Stato. Il Piano regionale prevedeva entro il 2008 l’istituzione, come in altre regioni, (Veneto, Emilia Romagna), di “residenze dedicate” (non Rsa o Hospice per malati terminali) tutt’oggi purtroppo non attive, per l’assistenza, il recupero psicofisico di questi pazienti e psicologico dei loro familiari che, il più delle volte, hanno perso proprio l’unica fonte di reddito per accudire l’ammalato. Le famiglie si trovano per anni condannate all’ergastolo, ma non carcerario, perché almeno lì l’ora d’aria è gratuita, mentre chi deve stare vicino a un malato in stato vegetativo deve pagare per avere l’ora d’aria».
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