Paziente aggredisce tre sanitari all’ospedale Maggiore di Trieste: arriva la polizia

Per gli operatori lesioni con prognosi fino a 7 giorni. I sindacati: «Troppe violenze, manca sicurezza». Poggiana (Asugi): «A breve un nuovo protocollo con la Polizia con chiamata diretta»
Piero Tallandini
L'ospedale Maggiore
L'ospedale Maggiore

TRIESTE. Tre operatori sanitari sono stati aggrediti con violenza questa domenica, 16 aprile, da un paziente (un cittadino italiano) andato in escandescenze nella sede del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’Ospedale Maggiore in via della Pietà, poco prima delle 12.30. Sul posto sono intervenute anche tre pattuglie delle Volanti della Polizia e l’arrivo degli agenti ha contribuito a riportare la situazione alla normalità e il paziente è stato bloccato. I tre operatori, una donna e due uomini, sono stati costretti a ricorrere alle cure del Pronto soccorso per lesioni con una prognosi fino a 7 giorni.

I rischi

L’episodio ha subito riportato in primo piano la questione dei potenziali rischi che gli operatori corrono quotidianamente lavorando nella struttura, con gli esponenti sindacali che sono tornati a chiedere un intervento da parte dell’Azienda sanitaria per alzare il livello della sicurezza.

Il sindacato

«È stata perpetrata l’ennesima aggressione ai danni del personale sanitario che opera nel Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Maggiore – sottolinea Fabio Pototschnig, segretario provinciale della Fials di Trieste e Gorizia, che ha inviato una segnalazione scritta alle direzioni generale, sanitarie e amministrativa dell’Asugi –. Dopo i fatti già accaduti lo scorso anno, un nuovo episodio ha visto loro malgrado protagonisti gli infermieri in servizio nella struttura psichiatrica, colpiti con violenza da un utente in cura. Purtroppo, nonostante il tempestivo intervento delle forze dell’ordine, i tre operatori hanno dovuto ricorrere alle cure del personale sanitario del Pronto soccorso».

«Per l’ennesima volta – continua Pototschnig – siamo costretti a chiedere alla direzione dell’Asugi di mettere in atto tutte le azioni necessarie al fine di salvaguardare l’incolumità degli operatori sanitari che devono essere messi nelle condizioni di poter svolgere la loro attività assistenziale in piena sicurezza, senza correre quotidianamente il rischio di essere aggrediti. Da quanto è a nostra conoscenza, a causa dei frequenti atti di violenza, il personale del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura è spesso assente per infortunio sul lavoro con tutte le ricadute negative sia sul personale che subisce l’aggressione sia sul servizio stesso».

«Ci sono delle strutture e il Spdc è una di queste, dove il personale è più esposto al rischio di essere aggredito – conclude il segretario provinciale della Fials –, ma questo non può esulare da responsabilità dirette i dirigenti che a vari livelli devono garantire la sicurezza operativa del personale dipendente dell’Asugi».

Protocollo non sufficiente

«La Cisl Fp esprime solidarietà per l’accaduto – afferma Romina Dazzara, referente territoriale di Cisl Fp –. Abbiamo denunciato più volte sia negli incontri sindacali che a mezzo stampa le violenze subite dal personale. Il protocollo messo in pratica in Asugi non risulta sufficiente e si ha l’impressione che non tutti gli attori del sistema comprendano la gravità della situazione e le ricadute sui lavoratori. Il tutto evidenzia che la carenza di personale è un’emergenza e che c’è la necessità di una formazione continua per prevenire episodi di violenza. A settembre abbiamo istituito uno sportello a favore dei dipendenti che subiscono violenze e aggressioni sui luoghi di lavoro per supportarli».

Il direttore generale dell’Asugi Antonio Poggiana assicura l’impegno dell’Azienda sanitaria per aumentare il livello di sicurezza: «Ci stiamo lavorando con la Polizia di Stato. A breve attiveremo un protocollo con chiamata diretta».

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