Patuanelli spinge la riconversione: «Dal ministero decine di milioni»
Il titolare dello Sviluppo economico: «Rifinanziata la legge sulle aree di crisi fra cui c’è Trieste.
E ci sono i fondi per la decarbonizzazione». Non esclusa la vendita in blocco del comprensorio
E ci sono i fondi per la decarbonizzazione». Non esclusa la vendita in blocco del comprensorio
TRIESTE. Aiuti pubblici per decine di milioni. È quanto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli mette sul tavolo per la riconversione della Ferriera. Siderurgica Triestina potrà accedere ai fondi appena rifinanziati per gli insediamenti industriali in aree di crisi e a quelli per la decarbonizzazione, ma per prima cosa l’azienda dovrà rallentare sulla messa in mobilità dei lavoratori che il ministro giudica «irricevibile».
Ministro, si è sbloccata la partita degli aiuti pubblici?
Il Mise ha appena varato il decreto per rifinanziare la legge sulle aree di crisi, fra cui c’è Trieste: sarà uno degli strumenti per agevolare la riconversione. La dotazione degli incentivi aumenta di ulteriori 120 milioni, cui potranno accedere le aziende interessate a nuovi insediamenti. A Trieste i bandi erano finora andati deserti, ma potrà approfittarne Arvedi: la disponibilità è di alcune decine di milioni. Sono in corso valutazioni.
Ci sono altri strumenti?
Il Fondo per la decarbonizzazione: potrebbe servire a riconvertire la centrale elettrica. Ma fare cifre è prematuro.
Gli operai sono affranti…
Voglio dire loro che la tutela occupazionale è prioritaria e il Mise sta vegliando affinché il piano industriale garantisca tutti i posti.
Li aspettano due anni di cassa integrazione in attesa della riconversione?
Saranno attivati tutti gli strumenti di ammortizzazione sociale in capo a ministero del Lavoro e Regione affinché ci siano due anni di formazione e sostegno al reddito. Nessuno dovrà subire un detrimento della qualità della vita.
Intanto a casa in venti…
Mi associo alla Regione e dico che prima vanno definiti piano industriale e accordo di programma, poi si procederà con quanto stabilito. Il dialogo con le istituzioni non può cominciare così.
Che ne pensa della chiusura annunciata dall’azienda per il 31 dicembre?
L’azienda organizza il ciclo produttivo e vuole determinare in modo chiaro i tempi, ma non possono esserci scelte unilaterali. Sono stato io a chiedere tempi stretti e il tentativo è definire il più possibile il quadro entro fine anno.
Qual è il piano di Arvedi?
Un forte investimento sull’area a freddo e la dismissione dell’area a caldo con contestuale liberazione da impianti e materie prime.
Come procedono i tavoli tecnici sul business plan?
Come da programma.
Il piano è sostenibile?
Sì, se verranno superati alcuni nodi aperti, come la tutela dei posti di lavoro attraverso le realizzazioni proposte da Arvedi e la ricollocazione in altre aziende. Mi concedo un po’ di riservatezza, ma lavoriamo per avere uno sviluppo che consenta anche di aumentare l’occupazione attuale.
È un problema che Arvedi non abbandoni i terreni come pareva all’inizio?
Una parte dell’area è di proprietà di Siderurgica Triestina e una parte è zona demaniale. È normale che Arvedi ritenga fondamentale l’utilizzo della banchina per l’area a freddo, ma con la messa in sicurezza dell’area a caldo si può avere utilizzo logistico.
Sull’area a caldo sorgerà un terminal ferroviario o un’altra industria?
Sono due soluzioni complementari e non opposte, ma l’uso va determinato da proprietà e Autorità portuale. Non ci saranno problemi a farlo.
C’è l’alternativa di una vendita di tutto il comprensorio da parte di Arvedi?
La mia intenzione è arrivare alla riconversione nel rispetto dei livelli occupazionali, dell’ambiente e della volontà di una città di arrivare al superamento dell’area a caldo.
Quanto costa l’area intera?
La stima non è mia competenza.
Esistono investitori esterni pronti a intervenire sul fronte della logistica portuale?
Il presidente D’Agostino lavora in questo senso da tempo e con grande capacità. Sono fiducioso sulla possibilità di una crescita della città che manca da troppo tempo.
C’è la possibilità che Siderurgica, a fronte del ritardo pubblico, decida di continuare con la ghisa?
Surreale che qualche settimana di eventuale slittamento spinga alla costruzione della copertura dei parchi dopo anni di attesa. La parte pubblica lavora: ho giurato a inizio settembre e ci sono stati già numerosi incontri e una proposta di piano industriale con relative verifiche in corso.
Quanto costano le bonifiche e quanti soldi ci sono da parte? Le farà Arvedi?
Stiamo valutando.
Verranno concessi contributi pubblici per questo?
Ci sono approfondimenti in corso. La riconversione avrà il sostegno pubblico: le risorse ci sono, l’importante è saperle spendere. Ricordo i 41 milioni vincolati dal 2014 per il barrieramento a mare.
Resta viva l’idea di unire in un unico procedimento le bonifiche dell’area a caldo e quelle dell’area portuale destinata agli ungheresi?
Era la volontà iniziale, ma ho ritenuto di limitarci solo a Servola perché servono tempi certi, pur comprendendo la necessità di accelerare nell’area ex Teseco.
È vero l’interessamento di Arvedi su Taranto?
Indiscrezioni giornalistiche infondate.
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