Patto con gli chef sulla “Rosa dell’Isonzo”

Il progetto degli studenti del Brignoli, per la promozione del radicchio rosso, sbarcato a Grado

GRADISCA D’ISONZO. La “Rosa dell’Isonzo” attira anche gli chef stellati. Continuano ad arrivare soddisfazioni per il progetto che coinvolge gli studenti dell’istituto agrario Brignoli di Gradisca e i produttori del territorio isontino nella produzione e promozione del pregiato radicchio rosso isontino. L’ultimo in ordine di tempo ad averne intuito le potenzialità è lo chef Roberto Franzin del ristorante “Il Tarabusino” di Grado. Non solo uno chef stellato, ma un vero e proprio promotore di una cultura anti-spreco, come dimostrano alcune innovazioni (che utilizza nel suo locale): con il suo marchio registrato Macino e il suo progetto Ethos per una cucina non solo d’alto livello, ma ecosostenibile, Franzin, veneto d’origine, ha ideato miscele di farine ecosostenibili garantendone l’integrità dei chicchi nobili e la fibra ricavata dalla vinaccia quale il vitigno autoctono della Ribolla Gialla, curando il rispetto per l’ambiente e l’aspetto benefico per l’uomo. Nota poi la sua sensibilità nei confronti dei prodotti “a chilometri zero”.

Ecco perché è stato facile, per lo chef, invaghirsi del progetto “Rosa dell’Isonzo”. Tanto non solo da volersene rifornire per le sue creazioni, ma anche da volerlo promuovere: lo farà, ad esempio, nell’evento “In viaggio a Grado-Il Carso e la Rosa dell’Isonzo” in programma domani al suo “Tarabusino” (via Luseo 1, Località Primero): dalle 10.30 alle 16 ospiterà una mostra-mercato di agricoltori e apicoltori isontini e carsolini e alle 20.30 una cena tematica (ospite lo chef Claudio Melis del Ristorante “In Viaggio” di Bolzano) ove fra gli ospiti d’onore vi sarà proprio il Consorzio Rosa dell’Isonzo. Nei giorni scorsi ha ospitato i ragazzi del Brignoli e i loro docenti, regalando loro e ai produttori una ricetta (top secret, of course) per la conservazione del pregiato radicchio. Una ventina di produttori coinvolti fra Isontino e Bassa Friulana (ma l’obiettivo è arrivare a 30), una produzione di 54 mila chilogrammi annui, un fatturato potenziale stimato in 650 mila euro l’anno. Sono le caratteristiche del progetto “Rosa dell’Isonzo”, che vede fianco a fianco l’Istituto tecnico agrario di Gradisca e gli agricoltori della zona. Con la benedizione e il know-how dell’Ersa.

Dopo lo spumante “Emopoli”, altro prodotto realizzato a scuola, l’istituto è dunque pronto per una nuova sfida che è un po’ didattica, un po’ alternanza scuola-lavoro e un po’ marketing. Ma soprattutto è una sfida in grado di unire il territorio e innescare meccanismi economici virtuosi. “Rosa dell’Isonzo” vuole sviluppare una filiera per la costituzione di nuove varietà di radicchio rosso e giallo a partire da ecotipi locali, tramite un gruppo di esperti che selezioneranno in campo soggetti di interesse da riprodurre su scala industriale mediante semente autoprodotte e registrate. Il prodotto finito sarà protetto tramite un marchio depositato e la filiera produttiva sarà assoggettata a un disciplinare per uniformare la qualità della produzione che verrà controllata tramite una Commissione di tecnici insediata al Brignoli. Gioca un ruolo fondamentale anche “Terre di Rosa”, una vera e propria azienda simulata che nasce all’interno dell’istituto gradiscano. Gli studenti hanno creato una cooperativa scolastica a vocazione agricola per promuovere e diffondere la Rosa dell’Isonzo. (l. m.)

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