Patto bipartisan per salvare la specialità
Le macroregioni, e la conseguente annessione del Friuli Venezia Giulia a un’aggregazione nordestina, sono scongiurate. Ma la specialità è comunque sotto assedio e la politica regionale, pur tra battibecchi trasversali, ribadisce il fronte compatto a difesa dell’autonomia. Da Debora Serracchiani a una Forza Italia all’opposizione, a quanto pare, ora anche a Roma.
La governatrice assicura un monitoraggio costante, ieri a Udine all’incontro con i parlamentari eletti in regione (Lodovico Sonego, Carlo Pegorer, Gian Luigi Gigli, Tamara Blazina, Gianna Malisani, Sandra Savino), Franco Iacop e i capigruppo consiliari. Oggi il presidente del Consiglio sarà tra l’altro in audizione in commissione Affari costituzionali (dove si discute anche il ddl Pegorer “Modifiche allo statuto speciale Fvg”) sulla proposta di legge costituzionale avanzata da piazza Oberdan per la soppressione delle Province. Iacop porterà a Roma un documento di illustrazione dei passaggi legislativi degli ultimi anni (dalla riforma degli enti locali del 2006 al declassamento delle Province ad amministrazioni di secondo grado, dalla previsione di loro abrogazione statutaria alle Uti del ddl Panontin). In audizione anche il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini che cercherà invece di stoppare la chiusura anticipata degli enti di area vasta.
Caso Province a parte, su cui lo scontro tra i partiti rimane aperto, la specialità, è il rilievo di Serracchiani, deve «riformularsi ed essere indispensabile al Paese attraverso il buon utilizzo delle competenze e la capacità di spendere bene le risorse assicurando ai cittadini servizi all’altezza delle richieste». Competenze e capacità di spesa sono anzi «le nostre armi», le basi di un nuovo regionalismo da inserire nella riforma costituzionale in atto, insiste Serracchiani confermando il clima non favorevole per le Regioni, «tanto più per le “speciali”».
Nel mirino, secondo Sonego, ci sono soprattutto Fvg e Val d’Aosta. E quindi, rimarca il senatore del Pd, «la Regione deve dialogare con parlamento e governo raccontando come la nostra specialità sia un vantaggio per il Paese». O si sta con Roma o con la Gallia, è la sintesi di Sonego. «Da gallo non potrò che schierarmi con i galli», aggiunge il senatore dem con pronta controbattuta, qualche attimo dopo, della presidente: «Ricordatevi però che i romani hanno asfaltato i galli». Mentre Savino parla di «madre di tutte le battaglie» e interroga il Pd su «come intenda coniugare alcune scelte centraliste sul territorio con la tutela dell’autonomia» e il centrista Gigli evidenzia lo stop all’emendamento di alcuni deputati Pd e Ncd pro macroregioni, ancora Serracchiani rassicura: la riforma voluta dal governo Renzi «non prevede una riscrittura dei confini regionali. Non credo proprio sussistano le condizioni politiche per pensare che il testo possa venir nuovamente stravolto. Né penso che il tema sia attuale».
Il capogruppo forzista Riccardo Riccardi, però, ribadisce l’allarme: «Sulle debolezze e gli errori delle Regioni si cerca di trasformare l’Italia in un paese fortemente centralista. Lo Stato attacca le Regioni e tra esse le ordinarie vogliono demolire gli statuti speciali, pure con l’invenzione delle macroregioni. Ognuno di noi deve avere la forza e il coraggio di convincere il proprio partito e, se serve, uscire anche dalla disciplina». Nel confronto non mancano i distinguo, ma l’impegno per l’autonomia è comune. Pegorer si concentra sulla capacità di utilizzare risorse proprie, il presidente della Paritetica Ivano Strizzolo punta sul coinvolgimento anche di altre Regioni. Tra i capigruppo Cristiano Shaurli (Pd) ribadisce l’importanza delle riforme già avviate, Alessandro Colautti (Ncd) chiede certezze sui rapporti finanziari Stato-Regione, Pietro Paviotti (Cittadini) auspica più federalismo per tutte le Regioni.
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