Pastini e sentieri pericolanti: l’allarme degli agricoltori sul Carso
A rischio i terreni terrazzati del ciglione carsico, soprattutto nella zona di Prosecco, dopo l’autunno molto piovoso. Gli addetti ai lavori reclamano fondi da Stato e Ue
Muretti crolalti
TRIESTE Muretti a secco e pastini franati, sentieri pieni di pietre sui quali non si può transitare, vigneti raggiungibili a fatica. È questo il quadro della situazione sul costone carsico, in particolare nella zona di Prosecco, quando mancano poche settimane all’arrivo della primavera. Un problema che mette per primi in difficoltà i proprietari dei vigneti, ma che più in generale riguarda l’intera popolazione, in quanto le passeggiate sul Carso nella bella stagione sono un passatempo molto diffuso ed è necessario garantire a tutti l’incolumità e la sicurezza.
Muretti a secco crollati
«Purtroppo l’autunno del 2019 – spiega Edy Bukavec, membro dell’esecutivo regionale dell’Associazione degli agricoltori – è stato particolarmente piovoso, di conseguenza il terreno è diventato friabile, andando a pesare più del consueto sui muretti e sui pastini, facendoli franare in molti casi. Laddove sono state utilizzate pietre in flysch, roccia a base di arenaria e perciò ruvida, la tenuta è stata maggiore – precisa – ma nei casi in cui i muretti e i pastini sono stati realizzati con pietre di calcare, più lisce, i danni sono stati superiori».
Il problema è stato sollevato in varie occasioni anche da Erik Tence, persona molto attiva nell’ambito del mondo delle associazioni del Carso e proprietario di un pastino: «Nei pressi di via del Pucino – evidenzia – c’è una scala sulla quale incombono alcuni massi che potrebbero mettere veramente a rischio gli escursionisti. Ma questo è solo uno dei tanti esempi che si possono fare di situazioni di pericolo per quanti avranno l’intenzione di avventurarsi sui sentieri dell’altipiano».
Del tema si sta occupando anche Maja Tenze, presidente della Circoscrizione Ovest: «Sto preparando una mozione – annuncia – che presenterò ai consiglieri della mia consulta nella prossima seduta, nella quale si sottolinea la gravità della situazione e in cui richiamo le competenti autorità alle responsabilità del caso. Il Carso è patrimonio di tutti – conclude – e va preservato nella sua integrità». Una soluzione la ipotizza lo stesso Bukavec: «Nel corso del 2020 – osserva – l’Ue dovrà iniziare a mettere mano al Piano di sviluppo rurale. Si tratta di un documento che viene rinnovato ogni sette anni e quello in essere andrà a scadenza proprio alla fine di quest’anno. Nel contesto di tale Piano che rientra nel più generale programma dell’Ue per l’agricoltura – prosegue l’esponente del direttivo regionale dell’Associazione degli agricoltori – esistono due tipi di contributi, quelli che vanno direttamente a favore degli operatori del settore e quelli che vanno invece ad alimentare i cosiddetti interventi non produttivi. Considerando che i muretti a secco del Carso sono stati dichiarati patrimonio dell’Umanità in quanto rappresentano una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura – ricorda Bukavec – ecco che questa potrebbe diventare la premessa per chiedere di inserire il recupero dei pastini del costone carsico nel contesto dei finanziamenti del secondo tipo».
Ma una delle ipotesi al vaglio è anche quella di far intervenire lo Stato, che recentemente ha adottato provvedimenti d’urgenza a favore di alcune zone della Liguria, dove si sono verificate frane. «La normativa in questi casi è favorevole per i proprietari dei terreni – conclude Bukavec – e si potrebbe chiederne l’estensione anche all’altipiano carsico».—
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