Pasticcio Diaco, gli strani intrecci tra Cerani e i due soci subentrati

Uno, Vito Rocco Miraglia, a Potenza era il direttore della fabbrica “satellite” Novaselect L’altro, Franco Serventi, vantava un credito di un milione per un macchinario venduto a Trieste
Di Gabriella Ziani
Lasorte Trieste 03/05/12 - Piazza Duca degli Abruzzi, Presidio Lavoratori Diaco
Lasorte Trieste 03/05/12 - Piazza Duca degli Abruzzi, Presidio Lavoratori Diaco

Dietro l’improvvisa chiusura della ex Diaco ci sono due soci che erano già in affari con il fallito imprenditore Pierpaolo Cerani. Non due competitori sul mercato (peraltro gli unici a farsi avanti), ma una storia diversa. C’è il legame contorto tra la fabbrica di via Flavia e l’azienda Novaselect di Tito Scalo a Potenza. E c’è il fatto che la società che ha acquisito la fabbrica di flebo avrebbe dovuto spendere oltre un milione di euro per metterla a norma. Siccome i due soci che hanno rilevato l’azienda non lo hanno fatto, l’Agenzia del farmaco ha messo i lucchetti. C’era da aspettarselo? Forse sì. Mentre è molto incerto che cosa possano aspettarsi i residui 33 dipendenti su 120 della ex Diaco che si vorrebbero spedire a Potenza, altrimenti è licenziamento.

Da qui bisogna partire per togliere qualche velo a questa vicenda brutta che nasce e muore dalla batteria di società controllate e controllanti, spesso pure “scatole” di uso finanziario, messa in piedi da Cerani. A rilevare Diaco, Diaco Laboratori e Novaselect dopo il crac da 14 milioni di euro era stata la SM Farmaceutici, società creata allo scopo. Uno dei titolari era ed è Vito Rocco Miraglia di Potenza, non solo lì a propria volta titolare di una ditta di prodotti farmaceutici, la Farmasol, ma anche, guarda caso, direttore della fabbrica di flebo Novaselect, azienda che Cerani aveva preso in affitto con promessa di acquisto (ma poi mettendola in liquidazione) dopo tortuosi e fallimentari passaggi e scambi attraverso società in Germania e Austria. Dunque Miraglia lavorava a Potenza per Cerani.

L’altra società è la GF spa di Rubbiano (Parma) che crea e verifica macchinari per la produzione farmaceutica, e il fondatore è Franco Serventi. Nella ditta di via Flavia una sola linea di produzione di liquidi per flebo era nuova. Cerani l’aveva acquistata, e i sindacati lo sanno, per 1 milione di euro proprio dalla GF di Serventi. Ma senza mai pagarla. Perciò quando la Diaco fallisce Serventi si lega a Miraglia e arriva a Trieste per riprendersi o credito o macchine.

I destini di Diaco e Novaselect continuano in fotocopia. Affitto, comodato, promessa di acquisto o acquisto mai saldato, chiusura. Al Nord e al Sud si fa colpa dei guai a misteriosi “clienti tedeschi che non pagano”. Nuova per macchinari, Novaselect resta per anni in liquidazione. Liquidatore, si ricorderà, Agostino Della Zonca, protagonista a Trieste del crac Tripcovich, che al compito di Potenza è delegato dallo stesso Cerani. Ora la fabbrica è in procedura fallimentare e 20 residui dipendenti sono da qualche giorno in mobilità. Degli 80 originari, 50 sono stati assorbiti dalla SM Farmaceutici.

Secondo i sindacati «in pochi mesi la SM ha accumulato ulteriori 650 mila euro di debiti, mentre dei 10,4 milioni per l’acquisizione ne deve circa ancora 2». Che avrebbe poca voglia di versare: adesso protesta che gli impianti non erano a norma. Ieri propagandava la ditta di Potenza come un gioiello, pur sapendo che stava per chiudere. Novaselect è morta come la Diaco, all’unisono. Ma sul sito della GF spa si trovano, datate 2013, letterine in inglese di referenze sulla bontà dei macchinari acquistati. Firmate da chi? Anche da Novaselect, anche da Diaco. Una lode “in house”, e in extremis.

C’è poi l’altro fatto eclatante. A decretare la chiusura della Diaco, oggi, non sono stati i soci, ma l’Agenzia nazionale del farmaco Aifa, già restia a concedere il via libera alla produzione al momento dell’ingresso della SM, perché la fabbrica ex Cerani era fuori norma. Infine l’okay. Ma la SM Farmaceutici di Miraglia e Serventi avrebbe dovuto investire oltre un milione per mettere la Diaco in linea con gli standard di legge. Non lo ha fatto. E l’Aifa è tornata e ha sospeso l’attività.

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