Pasta Zara, nuovi soci e aumento di capitale nel piano anti-crisi

Le ipotesi per il risanamento finanziario dopo la richiesta di concordato preventivo. Il ruolo di Friulia e Simest

TREVISO. Pasta Zara alla ricerca di nuovi fondi pronti a entrare nel capitale sociale (anche se la maggioranza resterà ben salda nelle mani della famiglia Bragagnolo) per superare l’attuale crisi che ha portato l’azienda di Riese Pio X alla richiesta di concordato.

Pasta Zara chiede il concordato preventivo
Lo stabilimento Pasta Zara di Muggia

È quanto il presidente, Furio Bragagnolo, ha comunicato ai lavoratori e alle forze sociali nel corso dell’ultimo incontro, quando le notizie circa le difficoltà finanziarie dell’azienda avevano già iniziato a circolare fra i dipendenti. Un’altra ipotesi è quella che vedrebbe le finanziarie regionali e nazionali attualmente nel capitale di Pasta Zara (Friulia e Simest) sottoscrivere un aumento di capitale per far fronte alla situazione di emergenza. I prossimi giorni saranno decisivi.

La crisi è deflagrata con la comunicazione dello scorso 3 maggio dell’azienda, firmata dal presidente, in cui si rende nota l’impossibilità di saldare la cedola di un bond scaduta il 31 marzo, parte di un prestito quinquennale di cinque milioni di euro. La famiglia Bragagnolo sceglie di non commentare, le forze sociali raccontano comunque di una proprietà che non ha mai nascosto ai dipendenti la situazione di difficoltà e che finora ha regolarmente saldato le competenze.

«L’azienda ci ha comunicato di stare cercando nuovi soci, o fondi finanziari in grado di entrare e contribuire alla disponibilità finanziaria del gruppo» spiega Sara Pasqualin, segretaria generale Flai Cgil, «in un certo senso sono “sul mercato”, pur con la volontà di mantenere la maggioranza in famiglia. Il buco finanziario è notevole, ed è venuto a galla a causa dell’agitazione dei fornitori. L’azienda ha un buon fatturato, produce e vende, ha un buon portafoglio clienti, è entrata nel tunnel della crisi soprattutto per colpa delle banche. Siamo in attesa di novità, non ci attendiamo esuberi». L’azienda infatti continua a lavorare sette giorni su sette per evadere gli ordini che finiscono in ogni parte del mondo. Dei circa 500 dipendenti del gruppo, 160 sono a Riese e 170 a Muggia. «Con Bragagnolo ci stiamo confrontando» spiega il sindaco di Riese Matteo Guidolin, «almeno un centinaio di quei lavoratori vivono nel nostro comune, anche per questo ci sentiamo vicini a un marchio che ha segnato la storia del territorio. Io rimango ottimista: credo nelle prossime mosse della proprietà e del cda. Stanno lavorando a un piano di riassetto finanziario, non mi sorprenderebbe nelle prossime settimane un ingresso di nuovi soci o un’iniezione di capitale fresco».

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