Pasta Zara, intesa sul salvataggio. Muggia venduta al gruppo Barilla
TRIESTE Pasta Zara conferma la vendita dello stabilimento di Muggia ad «un partner industriale». L’operazione, che avverrà attraverso la cessione di un ramo d’azienda, è stata ufficializzata ieri nella sede di Assindustria Treviso, durante l’incontro durato sette ore tra i rappresentanti dell’azienda e dei lavoratori. Il presidente di Pasta Zara, Furio Bragagnolo, e l’amministratore delegato Angelo Rodolfi, non hanno reso noto il nome dell’acquirente. Ma l’identikit corrisponde a quello del colosso Barilla, visti anche i sopralluoghi che si sono tenuti a Muggia. Quello che è certo è che, dall’attuale posizione debitoria di 240 milioni circa, tramite la vendita dello stabilimento muggesano, Pasta Zara potrebbe incassare dai 100 ai 120 milioni. E anche il governatore del Fvg Fedriga saluta l’ingresso di Barilla in regione come «un ottimo risultato tutto italiano» annunciando che il Fvg metterà a disposizione del nuovo investitore industriale «tutti gli strumenti di legge necessari a favorire lo sviluppo produttivo e l'occupazione».
La famiglia Bragagnolo resterà proprietaria dell’azienda con i due stabilimenti a Riese Pio X nel trevigiano e a Rovato in provincia di Brescia. Gli emiliani con questo accordo risolvono il loro problema di sottoproduzione, e i veneti quello di sovraccapacità produttiva.
Un’operazione che consentirebbe all’azienda, leader nell’esportazione di pasta all’estero e secondo produttore mondiale, di presentare un piano industriale di rilancio al Tribunale di Treviso per essere giudicata favorevolmente nell’ammissione definitiva al concordato preventivo, evitando così il fallimento. La strada verso il salvataggio è ormai segnata. Bragagnolo e Rodolfi hanno inoltre rassicurato i rappresentanti dei circa 450 dipendenti, in persona dei segretari nazionali, provinciali e di tutte le rsu di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, sul futuro assetto societario di Pasta Zara per il quartier generale di Riese e lo stabilimento di Rovato (Brescia).
La famiglia Bragagnolo resterà proprietaria al cento per cento di entrambe le sedi produttive, mantenendo invariata l’attuale compagine. Non ci sarà dunque alcun ingresso di soci finanziari tramite l’investimento di fondi stranieri che sembravano interessati all’affare. Tramontate le candidature degli operatori finanziari a cominciare dalla cordata composta dal fondo Pillarstone e da Finint. Non solo. «L’azienda ha rimodulato le richieste, riducendo gli sforzi richiesti ai lavoratori», spiega soddisfatto Michele Gervasutti di Uil. Mentre rimane la richiesta di sospensione dei premi di risultati per la durata del piano di rilancio, dal 2018 al 2022, l’azienda ha rinunciato ai tagli delle 14esime e ai tagli retributivi nei primi giorni di assenza dei lavoratori per malattia.
«Saranno mantenuti i livelli occupazionali in tutti gli stabilimenti- comunica Gervasutti- e ci sarà sicuramente un incremento dei lavoratori diretti a Riese». Bisognerà infatti ricorrere a nuove assunzioni per coprire i nuovi turni previsti con il passaggio al ciclo di produzione continuo nello stabilimento riesino.
La decisione di aumentare la produttività, garantendo l’ottimale efficienza grazie ai macchinari già presenti, è stata confermata dall’azienda. Sindacati e azienda hanno firmato l’ipotesi di accordo, che dovrà essere vagliato dalle assemblee dei lavoratori previste nei prossimi giorni. Un altro importante test prima della sottoposizione del piano al Tribunale, il termine scade il 7 dicembre. —
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