Pasta Zara costruisce la fabbrica dei record

TRIESTE Altezza 39 metri. Lunghezza circa 120 metri. Larghezza 30 metri. Dipinto con due tonalità di verde «scelte d’accordo con l’ex soprintendente Maria Giulia Picchione». Furio Bragagnolo osserva dall’esterno il grande parallelepipedo, ormai ultimato, che domina l’area delle Noghere e che va a ingrandire lo stabilimento Pasta Zara, funzionante dal 2002. E’uno dei più grandi pastifici europei, così lo descrive il leader del gruppo, che non dice “il più grande” solo per un filo di prudenza e di scaramanzia.
Un investimento, compresi gli interventi di innovazione tecnologica apportati alla linea produttiva, da oltre 50 milioni di euro, che avrà anche tangibili ricadute di carattere occupazionale, perchè nell’arco di un biennio saranno assunti 40 nuovi addetti a rafforzare l’attuale organico di 140 unità: «Li selezioneremo negli istituti tecnici, ci servono buone competenze». «Abbiamo potuto compiere un passo di questa portata perchè abbiamo un partner societario importante come Friulia (una quota del 12% ndr)», vuole puntualizzare ancora Bragagnolo.
Al quale piace ricordare i marchi aziendali che hanno contribuito all’ampliamento del sito muggesano: Stöcklin, Litos, Altopack, Lorenz Pan, Fava, Cusinato... Per esempio, la centese Fava ha costruito il più grande impianto mondiale del settore, installato una decina di giorni fa e ora sottoposto a test di prova: è in grado di produrre qualcosa come 12 tonnellate/ora di pasta corta.
Un ingrandimento e un aggiornamento organizzati su quattro cardini: la linea produttiva, le confezionatrici, i robot, il magazzino. Ed è proprio il magazzino la grande novità, «perchè - spiega Bragagnolo - ci consente di migliorare logistica e programmazione dello stabilimento». La struttura potrà stoccare oltre 60 mila pallet di prodotto finito, cui si aggiungeranno 10 mila pallet di imballaggi. E’ già possibile vedere le navette che correranno lungo le apposite rotaie per smistare il carico, che sarà stivato nella selva d’acciaio del magazzino. Sono numeri da record nazionale per gli operatori nell’alimentare. D’altronde la fabbrica muggesana esporta circa il 97% e ha bisogno di un’efficiente sincronia tra sistemi produttivo, amministrativo, logistico. Tra gennaio e febbraio 2016 nel magazzino saranno effettuati i test, tra marzo e giugno si passerà al collaudo: nel giro più o meno di un anno l’impianto sarà in condizione di decollare.
La realtà produttiva delle Noghere è il fulcro di quello che Bragagnolo definisce “sistema Trieste”, un sistema che articola l’approvvigionamento di materia prima, la semi-lavorazione, la trasformazione. Al Terminal cereali del porto triestino, gestito dalla “Grandi molini” di Antonio Costato, arrivano 200 mila tonnellate annue di grano. L’80% affluisce via-mare dai più disparati mittenti: Sicilia, Grecia, Canada, Stati Uniti. Il restante 20% giunge via-camion da Emilia Romagna, Repubblica Ceca, Ungheria. Il grano viene macinato e diventa semola, un’attività industriale svolta in regime di punto franco. Bragagnolo ha stretto un accordo in esclusiva con Costato, che a Trieste, in pratica, lavora solo per Pasta Zara. «Sento spesso lamentele su vischiosità e lentezze triestine - commenta Bragagnolo - ma, nel mio caso, non ho particolari ragioni di lagnanza. Anzi, dal territorio ho avuto sempre collaborazione: oltre a Friulia, ricordo Mediocredito e Frie. Buoni i rapporti con le istituzioni, senza distinzione di colore. Ecco, mi piacerebbe che i camion in uscita dal porto evitassero gli incolonnamenti e avessero un loro gate dedicato». Da rammentare che il 15% dell’export marchiato Pasta Zara s’imbarca al Molo VII destinato ai mercati estremo-orientali.
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