Pasta Zara chiede il concordato preventivo
TREVISO. Pasta Zara, storico marchio alimentare guidato da oltre un secolo dalla famiglia Bragagnolo con stabilimento a Muggia e quartier generale a Treviso, ha presentato richiesta di concordato. È il momento più delicato di una crisi iniziata negli anni scorsi e coincisa, inevitabilmente, con il terremoto delle ex popolari venete, culminata con la comunicazione agli obbligazionisti, pochi giorni fa, del mancato pagamento della cedola di un bond in scadenza il 31 marzo scorso. La procedura in questi casi prevede che il Tribunale si esprima sull’ammissibilità al concordato che garantirebbe la continuità aziendale. Un’altra grana preoccupa i dipendenti: nel corso del 2017 l’azienda non ha versato i contributi previdenziali, e ora sta programmando, anche per questi, una rateizzazione.
Da Riese Pio X, sede della società, nessun commento, ma è palpabile il rammarico per una situazione determinata, anche, dai crolli delle due banche venete. È però la cedola di un bond denominato Amort Call, pagato su base semestrale, la miccia che ha innescato l’ultima crisi. A marzo del 2015 Pasta Zara aveva deciso di procedere con l’emissione di un prestito denominato “Pasta Zara 2015-2020” per un valore nominale di cinque milioni di euro. Cifra indispensabile per sostenere le spese correnti dell’azienda e per gettare le basi di futuri investimenti.
Nel 2016 infatti l’azienda di Riese aveva continuato a mostrare una certa dinamicità sul mercato, tanto che a marzo aveva acquistato una partecipazione pari al 29,75 per cento del capitale sociale di “Ghigi 1870 Spa”, altro notissimo pastificio con sede a San Clemente di Romagna (Rimini). Il prestito di cinque milioni era costituito da cinquanta titoli obbligazionari ciascuno del valore unitario di centomila euro. L’obbligazione denominata “Amort Call” prevede quindi cedole il cui importo, pagato su base semestrale, è pari al 6,5 per cento del valore nominale del prestito: grosso modo, 325 mila euro l’anno.
Lo scorso 14 dicembre, Pasta Zara aveva convocato in seduto plenaria il ceto creditorio per sottoporre una nuova manovra finanziaria e chiedere un accordo di sospensione del rimborso (tecnicamente lo “standstill”) fino al 31 marzo 2018, richiesta sulla quale gli obbligazionisti si erano però astenuti. Pochi giorni fa, quindi, la comunicazione firmata dal presidente Furio Bragagnolo in cui si rende pubblico il «mancato pagamento della cedola dovuta al 31 marzo», il tutto inquadrato all’interno «dell’attuale situazione di tensione finanziaria e della conseguente riduzione degli affidamenti bancari».
Bragagnolo era uno dei debitori “eccellenti” delle due popolari, e suo malgrado uno dei più esposti nel momento in cui Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono state investite dal terremoto finanziario. Un “falò” di svariati miliardi di euro che ha mandato in fumo anche buona parte del valore azionario del pacchetto di Bragagnolo. Una situazione di grave tensione finanziaria che ora ha portato la società a chiudere il 2017 con una perdita di 25,7 milioni di euro, dovuta in buona parte alla svalutazione di partecipazioni in Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza per circa 9 milioni di euro, a fronte di un patrimonio netto crollato a 77,31 milioni e di un debito finanziario netto di poco meno di 200 milioni.
Anche il fatturato, negli ultimi esercizi, aveva mostrato una flessione evidente: dai 282 milioni di euro del 2015 ai 239 milioni del 2016, ricavi che hanno consentito comunque a Pasta Zara di collocarsi ai primissimi posti della graduatoria delle aziende trevigiane per dimensioni (è venticinquesima secondo i bilanci 2016). Il 26 febbraio scorso il consiglio di amministrazione della società ha approvato la situazione economico-patrimoniale al 20 dicembre del 2017, completa di una nota integrativa e della relazione del revisore legale dei conti al fine di programmare una rateizzazione dei contributi previdenziali non versati nell’anno 2017.
Saranno quindi settimane di forte preoccupazione per i circa 500 dipendenti del gruppo, con lo stabilimento Muggia (Trieste) con 170 addetti, cui si affiancano i siti di produzione di Riese Pio X, nella Marca, e a Rovato, in provincia di Brescia, in cui opera il resto del personale. Le linee di produzione sono attive 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Pasta Zara è un marchio assai apprezzato che vende i suoi prodotti in oltre cento Paesi nel mondo, grazie anche alle società satellite Pasta Zara Usa e Pasta Zara Medio Oriente. Un patrimonio che nessuno, istituzioni comprese, vuole vedere dissolversi.
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