Passa l’emendamento “anti-gender”, stretta sui temi eticamente sensibili

Per ogni progetto su affettività e diritti servirà l’ok scritto dei genitori. Pd in rivolta: «Calpestata l’autonomia dei maestri»

TRIESTE Il regolamento per le scuole dell’infanzia comunali continua a far parlare di sé: ora spunta l’emendamento “anti gender”. La delibera di recente approvata dal Consiglio comunale, infatti, introduce l’obbligo del «consenso scritto delle famiglie» per eventuali attività «vertenti su temi eticamente sensibili». Per il Pd è una mossa «in linea con la lotta contro la “pericolosissima” teoria gender» e lede l’autonomia educativa degli insegnanti.

A introdurre tale obbligo è un emendamento, che porta la firma dei capigruppo Piero Camber (Forza Italia), Vincenzo Rescigno (Lista Dipiazza), Antonio Lippolis (Lega), Salvatore Porro (Fratelli d’Italia) e Fabio Tuiach (Misto). Il testo dell'emendamento, che in aula era stato fatto proprio dall’assessore all’Educazione Angela Brandi, recita: «Eventuali progetti o attività specificatamente non previsti nel Piano dell’offerta formativa (annuale e/o triennale, ndr) contenente le linee guida dei Servizi educativi del Comune su temi eticamente sensibili, devono ottenere il consenso scritto delle famiglie e assicurare la previsione di adeguate attività alternative».

Abbastanza per innescare la rivolta dem. «Per l’ennesima volta - commenta Antonella Grim, consigliera comunale ed ex assessore all’Educazione - si vuole costruire una falsa narrazione, nel tentativo di snaturare l’azione e la professionalità degli insegnanti: stesso discorso vale per l’imposizione del crocifisso in tutti gli spazi didattici o per il tetto alle presenze di bambini stranieri. Ancora una volta si crea un problema laddove non c’era. Nel precedente regolamento, infatti, era già messo in conto un momento di confronto con le famiglie, per le iniziative non specificatamente previste dal Pof. Mi dispiace che questo emendamento sia stato fatto proprio dall'assessore, senza quindi dibattito in aula».

Per il consigliere circoscrizionale Pd Maria Luisa Paglia «l’emendamento è in linea con la lotta contro la “pericolosissima” teoria gender e in coerenza con la politica medievale e retrograda del ministro dell'Istruzione, il leghista Marco Bussetti. Addio all’autonomia degli insegnanti, addio a iniziative lodevoli come il progetto Porcospini o il gioco del rispetto (vedi articolo in basso, ndr). Esulteranno tutte quelle organizzazioni simili alle “sentinelle in piedi”».

Il consigliere comunale Claudio Giacomelli (Fdi) rivendica la paternità politica del provvedimento: «Rivendichiamo il significato politico dell’emendamento contro il gender. Progetti o attività extra devono essere autorizzati dai genitori, tramite consenso scritto: qualora questo non vi sia, allora devono essere previste attività alternative dignitose». Quando gli si fa notare che qualcuno potrebbe chiedere perché non si applica lo stesso principio alla somministrazione dell’insegnamento della religione cattolica (per cui, al contrario, non è necessario il consenso scritto delle famiglie), Giacomelli ribatte: «Quella non è solo una questione religiosa ma anche di tradizione. C’è comunque la possibilità di svolgere attività alternative». E, a proposito dell'autonomia educativa degli insegnanti, che secondo il Pd ne risulterebbe compromessa, conclude: «Gli insegnanti rimangono liberi di proporre». L’assessore Brandi invece taglia corto: «Ho fatto proprio un emendamento che è stato firmato da tutta la maggioranza, inserendolo così a pieno titolo nel regolamento. Non ho altro da aggiungere». —


 

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