Passa da Trieste la via baltica delle “bionde” fuorilegge

Uno studio di Kpmg fotografa la situazione nei Paesi dell’Unione europea In Italia l’anno scorso consumate 4,6 miliardi di sigarette di contrabbando
Una manciata di sigarette
Una manciata di sigarette

TRIESTE. Le ultime quattro abbondanti tonnellate erano nascoste in un Tir sotto scatoloni di assorbenti e pannolini. Il valore dichiarato della merce, troppo basso rispetto agli standard usuali, e l’itinerario inconsueto segnalato dai cronotachigrafi hanno indotto i sospetti dei finanzieri del Gico (Gruppo investigativo criminalità organizzata) che hanno così smascherato l’ennesimo traffico di sigarette di contrabbando e fatto finire in carcere i due autisti ucraini. È avvenuto a Fernetti, sul Carso triestino, al confine con la Slovenia, ed è stata l’ennesima conferma dell’esistenza - per il commercio illecito di tabacco - della rotta baltica che collega i Paesi dell’ex Urss con i valichi del Nord Italia.

 

Maxisequestro di sigarette a Fernetti

 

Secondo uno studio di Kpmg nell’ambito del “Progetto Sun 2016” reso noto in questi giorni che fotografa la situazione nell’ambito dell’Unione europea, il fenomeno in Italia rimane particolarmente allarmante: «il mercato di sigarette illegali continua a favorire la criminalità locale e non, priva di risorse gli Stati membri e danneggia le imprese che operano legalmente». A livello europeo (i 28 Paesi dell’Ue più Norvegia e Svizzera), nel 2015 l’Italia risulta tra i primi cinque Paesi per volumi di sigarette contraffatte e contrabbandate, con 4,6 miliardi di sigarette illegali che rappresentano il 5,8% del consumo totale. Per quanto riguarda in particolare il Friuli Venezia Giulia è illecito il 26% delle sigarette complessivamente consumate per l’equivalente annuale di 400 tonnellate di tabacco.

Nella nostra regione vanno letteralmente in fumo in questo modo 60 milioni di euro di mancate accise e di versamenti Iva. Solo tra il 2014 a oggi i finanzieri hanno sequestrato in provincia di Trieste oltre 100 tonnellate di sigarette di contrabbando corrispondenti più o meno a 15 milioni di euro di contributi sottratti al fisco. Se il volume totale di sigarette contraffatte o contrabbandate consumato in Italia fosse stato acquistato legalmente all’interno del Paese, sarebbero stati raccolti ulteriori introiti fiscali pari a circa 822 milioni di euro.

 

 

Il Triveneto, con le sue frontiere slovene e austriache, è il crocevia più trafficato di questo tipo di contrabbando via terra. Qui transitano Tir e furgoni che nascondono tonnellate di sigarette illecite nascoste in appositi vani o intercapedini per eludere i controlli e che ufficialmente trasportano merci dei tipi più vari: nell’aprile 2015 sempre a Fernetti le “bionde” erano celate in due camion ungheresi diretti in Campania dietro vasetti per conserve alimentari. Già l’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta istituita nel 2012 aveva rilevato che «la frontiera italiana di Nord-Est con la Slovenia ha assunto una particolare importanza per i traffici divenendo un punto sensibile all’interno del sistema delle dogane dato il dislivello tariffario e fiscale esistente tra i due Paesi. Si tratta di una nuova rotta che attraversa il Friuli Venezia Giulia provenendo dall’Est Europa».

Il rapporto rileva che, «riguardo ai prodotti contraffatti, a livello europeo, nel 2015 l’Italia risulta essere il secondo Paese per consumo di sigarette contraffatte». La situazione viene definita «tanto più grave se si considera la forte crescita del fenomeno del contraffatto nell’ultimo anno. Infatti, i prodotti contraffatti hanno più che raddoppiato la loro incidenza, passando dal 7.1% al 16.5% del consumo totale di prodotti illeciti». Invece, «per i prodotti contrabbandati, a livello europeo l’Italia risulta essere il terzo Paese per volumi di “illicit whites” (sigarette prodotte legalmente in un Paese o mercato e destinate prevalentemente al contrabbando)».

«Il consumo di questi prodotti - viene riferito - ha rappresentato la metà dei consumi di sigarette illecite in Italia. Un ulteriore campanello d’allarme - viene infine aggiunto - è rappresentato dal consolidamento delle fonti principali dei flussi di sigarette illegali in entrata. I flussi provenienti da Bielorussia e Ucraina hanno registrato un incremento del 193%, divenendo le principali fonti di provenienza di illicit whites».

«La vendita illecita di prodotti del tabacco - è la conclusione che trae Kpmg - sottrae risorse al mercato legale e provoca seri danni a tutta la filiera del tabacco. L’Italia è il primo produttore di tabacco in Europa e il quattordicesimo al mondo e conta nel nostro Paese circa 200.000 addetti, tra cui 55.000 rivenditori e più di 3.000 imprese agricole con una radicata presenza nelle regioni Campania, Veneto, Umbria, Toscana. Ogni anno il commercio illecito di prodotti del tabacco mette a dunque rischio un numero considerevole di posti di lavoro».

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